Alessandro Berteotti

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domenica 6 luglio 2008

Presidente Berlusconi, permetta una parola

Credo che queste si chiamino lettere aperte, anche perchè si parla di una persona come se ci potesse leggere, già sapendo che ciò non potrebbe mai accadere. Per cui mi rivolgerò a Lei come se mi riuscisse davvero a leggere, facendo molto probabilmente, come accade in questi casi, la figura di chi parla a nuora perché suocera intenda.

Dunque, signor Presidente, io non sto dalla sua parte politica, ma spero almeno che chi mi rappresenta, sia nelle sede istituzionali nazionali, quanto in quelle internazionali, possa avere almeno l'attenzione ai problemi reali del paese e mettere da parte alcune soffocanti litigiosità che, purtroppo, hanno in questi anni duramente condizionato la vita politica del nostro Paese.

Non mi nascondo dietro un dito: anche chi l'ha contrastata ha fatto la sua parte in commedia. Però il richiamo alla pacificazione fatto dal Presidente Napolitano credo andasse ascoltato con maggiore attenzione, anche e soprattutto da parte sua, anche e soprattutto dopo la sua vittoria elettorale.

Purtroppo rilevo che le cose non sono cambiate. Se il centrosinistra si è sforzato di usare termini meno violenti e frasi meno dirette alla sua persona, da parte sua rilevo solo una malcelata forma di sufficienza nei confronti degli avversari, che si manifesta anche in questi giorni riacquistando una sorta di forma “virale”.

Forse proprio perché all'interno della sua coalizione sta accadendo qualcosa che le sta creando dei problemi, lei ritorna sui temi di sempre proprio per dichiarare tutto il suo astio nei confronti di chi fa semplicemente il mestiere di giudice.

Se un giudice la accusa ingiustamente, va rimosso dall'incarico, ed esiste un organo di autogoverno che è anche garanzia per tutta la nazione che il potere giudicante sia adempiuto con il massimo rigore e rispetto delle leggi (CSM). D'altra parte, non si può impedire a chicchessia di avere liberamente le proprie idee, e visto che siamo in un paese civile e democratico, anche un giudice può permettersi questo “lusso”, semmai evitando di darne pubblicità.

Ma Politica e Giustizia devono restare divise ed indipendenti, altrimenti salta uno dei principi della democrazia. Il concetto che ha lei, signor Presidente, di giustizia, non è affine a molti italiani, anche tra coloro che la votano.

Ed abbia la compiacenza di notare che, come dicevano i filosofi antichi, non c'è pace senza giustizia.

Credo che se i nostri connazionali non avessero la memoria corta, si potrebbero perfino ricordare che lei fu uno dei personaggi di spicco della cosiddetta P2, uno dei più grandi scandali italiani in tema di poteri occulti, loggia massonica di mai totalmente chiarita ascendenza. Lei ha sempre preferito scorciatoie nelle sue attività politiche e personali, come si legge nei tanti libri (sicuramente tutti comunisti) che parlano di lei e dei suoi variegati interessi.

Nessuno nella storia si è mai permesso di avere una rete televisiva (Rete4) fatta a sua immagine e somiglianza, ed ora sottratta ai doveri di una legge che le impone il trasferimento sul satellite, ma ancora di più, non si capisce come mai lei, che ha un impero nella comunicazione mediatica, possa continuare, in queste condizioni, a fare il Presidente del Consiglio dei Ministri.

Questo è il vero mistero che, come al solito, rischia di restare senza una risposta.

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