Alessandro Berteotti

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mercoledì 4 agosto 2010

Quattro tesi sulla situazione politica

In queste ore si sta consumando uno degli atti più importanti per le sorti di questa legislatura. Probabilmente stasera sapremo se si andrà presto a votare o se inizierà la lenta agonia di un Governo ormai non più in grado di esprimere la propria azione in modo chiaro e convincente. Ammesso che ci sia mai riuscito.
Tutto questo avviene in uno scenario politico alluncinante ed allucianto, quasi tutti avessero assunto in massa una droga chiamata Potere. Questo non permette quindi di capire fino in fondo quanto ciò che sta succedendo sia frutto di un disegno logico e consapevole, quanto invece sia improvvisazione e stress. Tutto questo alle spalle degli italiani.
Malgrado questa necessaria premessa, quattro tesi sono per me chiare e sotto gli occhi di tutti coloro che le vogliono vedere, e vado ad elencarle:
1. Berlusconi non è più il padrone della situazione politica italiana;
2. E' finito il bipolarismo e il bipartitismo;
3. Occorre che qualsiasi decisione venga presa sui prossimi atti della politica cambi la legge elettorale;
4. E' necessario che il Governo torni presto in grado di portare il Paese fuori dalle secche attuali e prenda iniziative decisive in materia finanziaria.
Ed ora analizziamo il contenuto di queste affermazioni.
Berlusconi, nel bene e nel male, per quindici anni ha dettato i tempi della politica italiana ed i suoi scenari in modo talvolta clownesco, spesso spavaldo ed arrogante, ma sempre riuscendo a colpire ed entusiasmare il suo elettorato, fatto anche di persone semplici che volevano avere la possibilità di credere che forse qualcuno sarebbe stato davvero in grado di cambiare la vita e le abitudini di un Paese sempre più rassegnato.
Ma anche per i più grandi (ed il nostro Silvio grande non è nè per statura fisica nè politica, almeno per me), viene il momento della verità, dove si deve dimostrare di essere e non di sembrare. Quel "Ghe pensi mi" pronunciato in modo ieratico, quasi profetico, da salvatore della Patria, risuona ora alle orecchie di molti come una specie di epitaffio del personaggio Berlusconi.
In realtà, da quel momento (ma forse la fase era già avviata da tempo, credo da prima della statuetta del Duomo di Milano che, in tutta onestà, mi è sembrata una montatura) si è cominciato a vedere che la saldezza della struttura intorno a lui scricchiolava, che il suo personaggio "Invincibile" (ma ha perso due volte alle elezioni contro Prodi!) non lo era poi tanto, tanto che anche i suoi più fedeli collaboratori hanno cominciato a vacillare. Fini è troppo intelligente per essere lì a dire cose per caso. Ha preparato questo momento con altri da tempo.
Casini, Fini e Rutelli si frequentano da mesi, anni: la loro alleanza non è nemmeno troppo "segreta", solo che spesso la gente che legge i giornali non memorizza, non elabora, cerca solo certezze ai propri pensieri e così facendo si tranquillizza. Stolti!
La cosa peggiore per Berlusconi è che ormai non è più nemmeno il padrone del partito. L'era del partito-azienda è finita. A proposito, sapete il vero significato di PdL? Posto di Lavoro. Basterebbe contare quanti parlamentari del PdL e di istituzioni sono o sono stati dipendenti del Cavaliere (che si fregia del titolo senza averne maturato le caratteristiche). Decine e decine. Il suo medico, il commercialista, l'avvocato e diversi dirigenti di Fininvest. E cosa fa un lavoratore dipendente quando la ditta scricchiola? Se ne va prima che la baracca affondi. Almeno i più svegli, gli altri non sopravvivono.
Questa è la ragione della seconda tesi. Non è tanto la nascita (o più precisamente, il battesimo) del terzo Polo, quanto piuttosto il ritorno alla trattativa politica, agli accordi espliciti, e non sottobanco come sono avvenuti negli ultimi anni, a sostegno di alleanze mai consolidate. I partiti non nascono nè da collanti ideologici nè da predellini automobilistici. La Politica è ben altra cosa.
Altri "movimenti" stanno per tornare sulla scena politica, magari sotto altre sigle, ma ben pronti a riprendere foga con volgare eloquenza: temo che ci toccherà tornare a sentire sermoni e aneddoti, battibecchi e profezie politiche di nessun valore concreto, se non quello di conquistare quell'uno per cento che permette di governare. Ecco perchè da sempre sono fautore di un sistema elettorale proporzionale con sbarramento "alto", dal 5% in su, e con un sistema di alleanze dichiarate e blindate sul programma, non sugli eletti. Solo questo può dare un minimo di garanzie all'elettore, oltre al ritorno al voto di preferenza. Questa è la sintesi della terza tesi: la legge elettorale serve per non perdere ulteriore tempo, perchè la prossima volta dovremo cambiare non solo un Governo, ma un modo di governare. Dobbiamo far termianre questa pazzia: vincere le elezioni e poi non riuscire a governare un Paese che ha bisogno di essere profondamente rinnovato e riformato.
Rinnovato nella classe poltica di Destra e di Sinistra, così come al Centro. Certi Soloni che ancora si aggirano tra i banchi del Parlamento e del Governo vi erano già ai tempi della Prima Repubblica, hanno fallito allora e continuano a fallire adesso.
Il voto di protesta non ha mai cambiato nulla a lungo andare. La Lega è diventato partito di governo, ma non è riuscita ad assolvere anche solo uno dei obiettivi che si era data più di venti anni fa. Anzi, è diventata lei stessa parte di questo meccanismo politico contorto e perverso, dove ormai ci si fa la guerra tra Nord e Sud ancor più che negli anni Cinquanta e Sessanta, non più chiamando Terroni coloro che arrivavano al Nord in cerca di lavoro, ma volendo perdere addirittura quell'unità d'Italia che permette al Nord di sopravvivere. E su questo dovremmo necessariamente tornare a discutere.
Governare la finanza pubblica sarà la grande sfida del prossimo Governo. Ormai dico prossimo perchè quello attuale non esiste più. Di fatto. Anche se i numeri e la prassi continuerà a dire che non è così. Ma se Bersani arriva a proporre Tremonti per guidare la prossima fase di transizione, vuol dire che senza voler alzare i toni a livello di allarme pubblico, la questione finanziaria potrà diventare addirittura condizione di sopravvivenza della Nazione.
No è solo la questione occupazione, lo strappo contrattuale che FIAT vuole imporre, una certa accondiscendenza sindacale a parlarne, una ripartenza industriale che si affaccia in modo ancora troppo timido e non supportato adeguatamente dalle istutizioni; ci sono centinaia di miliardi di buoni del Tesoro in scadenza a settembre che potrebbero far vacillare la nostra bilancia economica e finanziaria. Molto dipenderà da quello ed una crisi al buio senza possibilità di rilanciare un'azione che renda interessanti i nostri titoli, senza metterci in ginocchio con gli interessi, è d'obbligo. Altrimenti potremo solo seguire la Grecia in misure di contenimento economico che potrebbero spedirci nella serie B del mondo.
Già in passato siamo arrivati a questi limiti, nel 1992 ci pensò Amato, nel 1998 ci pensò Prodi e per quanto la gente possa aver odiato quelle misure, a loro dobbiamo il nostro attuale tenore di vita. Non agire potrebbe essere disastroso.
Queste sono le mie quattro tesi sul quadro odierno della situazione. Consiglio a qualche persona di verificare tra qualche tempo se quello che scrivo ora potrà avere un riscontro nel futuro. Potrebe essere un esercizio interessante.
Ma prima di concludere lasciatemi dire un'ultima cosa, che vuole essere anche un po' il contenitore di tutte queste idee: Berlusconi ha usato nelle ultime settimane il termine "nemico" per parlare di avversari e perfino di alleati (Fini ed i suoi). Credo che questo sia la prova che si sia passato il segno. Se il capo del Governo usa termini di questo tenore senza che qualcuno provi disgusto, senza che chi deve fare informazione non sottolinei nel modo adeguato questo concetto nefasto, significa che hanno anestetizzato così bene i nostri ricettori di pensiero da non riuscire neanche a capire il senso devastante di una frase di questo tipo.
La politica come servizio, la politica espressione della carità, la politica strumento di crescita della democrazia e della persona umana: tutte queste affermazioni, che sono tratte dall'insegnamento di decenni di democrazia, sono spazzate via di colpo se si arriva a definire "nemico" chi ci è politicamente avversario.
Nemico significa radicalmente ostile, avverso a qualcuno e intenzionato a fargli del male: come è possibile questo se l'intenzione è quella di servire lo Stato ed il Popolo? Nemiche potevano essere i NAR, le Brigate Rosse, tutte le mafie, ma non chi a viso aperto affronta il pubblico dibattito.
Tutto ciò non è degno di chi dovrebbe guidare un Paese libero e democratico.

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