Alessandro Berteotti

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sabato 19 dicembre 2009

MILANO TORNI GRANDE CON LA SOBRIETÀ E LA SOLIDARIETÀ - Parte Settima

DISCORSO ALLA CITTÀ PER LA VIGILIA DI S. AMBROGIO 2009 TESTO LETTO DAL CARDINALE

Una conversione è possibile?

In questo senso ripropongo la chiamata alla conversione, esattamente nella linea proposta da Benedetto XVI il 1° gennaio 2009 e – in termini ampi e dal valore profetico – nell’enciclica Caritas in veritate. Il Papa invita a vedere la crisi “come un banco di prova”, ponendo questi interrogativi:

«Siamo pronti a leggerla, nella sua complessità, quale sfida per il futuro e non solo come un’emergenza a cui dare risposte di corto respiro? Siamo disposti a fare insieme una revisione profonda del modello di sviluppo dominante, per correggerlo in modo concertato e lungimirante?».

Si esige un cambiamento radicale, lungimirante e teso al bene comune globale. Si esige una progettazione di ampio respiro, capace di andare oltre le risposte immediate ed effimere, capace di dare un volto nuovo alla nostra Città. Una progettazione che riguardi tutti i grandi capitoli della vita sociale.

La direzione tracciata è precisa: si tratta di favorire, diffondere e condividere modelli e stili di vita insieme profetici e praticabili, capaci di far crescere le virtù e le opere della sobrietà e della solidarietà: nell’ambito personale e interpersonale, in quello comunitario e istituzionale.

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Si sta preparando la conclusione. Il Cardinale, dopo questa approfondita analisi, prepara la logica conversione nell'ottica che gli è più congeniale, quella del Pastore del Popolo di Dio: la converesione delle coscienze, l'attuazione di modelli di vita praticabili, una visione profetica ed innovativa della vita della comunità che deve affrontare prove sempre più difficili.

Se l'unica risposta sarà il perpetuare modelli che risultano già perdenti alla luce della Storia, non vi sarà possibilità di futuro. Essere pionieri significa fare qualcosa che nessuno ha ancora sperimentato, ovvero fare cose note in modi diversi e più stringenti alla realtà di un mondo in movimento.

Avviciniamo questa visione del Cardinale a quella di Darwin: nella linea dell'evoluzione non vince la specie più forte, ma quella che meglio impara ad adattarsi alle mutate condizioni. Essere cristiani non dà alcuna garanzia di sopravvivenza, nemmeno chiudendosi dentro la nostra Masada, come vorrebbe qualcuno. Dobbiamo invece imparare da ciò che la Natura ci ha insegnato, che forse è la massima e più vera impersonificazione dell'Altissimo.

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