Alessandro Berteotti

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venerdì 18 dicembre 2009

MILANO TORNI GRANDE CON LA SOBRIETÀ E LA SOLIDARIETÀ - Parte Sesta

DISCORSO ALLA CITTÀ PER LA VIGILIA DI S. AMBROGIO 2009 TESTO LETTO DAL CARDINALE
Il futuro della Città: Expo 2015 e vita quotidiana
In questa prospettiva Milano deve considerare le opportunità legate a Expo 2015. Lo stesso tema prescelto “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita” offre un ambito dove la sobrietà, rettamente intesa, può essere un fattore determinante. La sfida di “nutrire il pianeta” – meglio dire, tutte le persone che vivono e vivranno sulla Terra – esige infatti un profondo ripensamento dell’uso delle risorse. Richiede intelligenza per escogitare forme nuove di uso e valorizzazione dei beni; pretende un salto di qualità nell’intendere in modo nuovo e solidale i legami tra le nazioni e l’interconnessione tra i diversi attori pubblici e privati della produzione e del mercato; spinge a impiegare energie per la ricerca agro-alimentare; comporta impegno per cercare modalità di dialogo e di scambio, di conoscenza e di risorse, per una crescita equilibrata e solidale del pianeta.
Ovviamente la realtà di Milano non può esaurirsi nell’avventura dell’Expo. La speranza è che questo evento possa far da traino per un ripensamento globale di Milano in termini innovativi, economicamente solidi e promettenti, aperti a una visione profondamente etica e responsabile.
Diventa inevitabile a questo punto interrogarci sulle concrete applicazioni quotidiane della sobrietà come via alla solidarietà nell’ambito della nostra Città, in riferimento, ad esempio, alle risorse pubbliche e al loro impiego.
Milano è spesso etichettata come città “del fare”. La sobrietà può rinverdire questo nobile appellativo: un “fare” che non deve riguardare solo la dimensione produttiva ma che vuole mirare ai risultati concreti a beneficio di tutti gli abitanti; un risultato che si raggiungerà eliminando tutto ciò che è superficiale, vuota apparenza, perdita di tempo e spreco di risorse. Non abbiamo forse la sensazione che si punti alla costruzione di campagne di comunicazione e di immagine, nascondendo la consistenza reale dei problemi, più che alla soluzione dei problemi stessi e all’offerta di servizi efficienti e per tutti? Sono convinto che chi per vocazione, per lavoro, per servizio, per mandato pubblico, per elezione è chiamato a operare per gli altri debba essere sobrio per incontrare realmente le donne e gli uomini nelle loro esigenze, per mettere al centro delle proprie attenzioni i problemi delle persone e delle famiglie e, quindi, per risolverli.
La festa di sant’Ambrogio può suonare come appello a un sussulto di moralità e spiritualità nei nostri stili di vita. La nostra Città è interessata – e lo sarà sempre più – da progetti di realizzazione di grandi opere che esigono ingenti quantità di denaro e per le quali sono possibili interferenze e infiltrazioni di criminalità organizzata. Divengono quindi ancora più urgenti da parte di tutti – e specialmente di chi ha maggiori responsabilità – il rispetto di norme semplici, chiare ed efficaci, il confronto con la coscienza morale, la rettitudine nell’agire, la gestione corretta del denaro pubblico.
In ambito ancor più personale, vivere secondo sobrietà aiuta a verificarsi su quale sia la vera sorgente della felicità. Con uno stile di vita sobrio è facile smascherare l’illusione che la felicità provenga dal possesso delle cose, da un’esistenza condotta sempre “oltre il limite”. Troppe persone – e non solo i giovani – sembrano alla ricerca di uno “stato di ebbrezza permanente” da perseguire con eccessi (di sostanze stupefacenti, di alcool, di sensazioni ed emozioni forti) quasi per dimenticare quanto sia seria e impegnativa la vita, quasi per sfuggire alle proprie responsabilità, quasi per volersi sottrarre al compito di ricercare quella felicità duratura e profonda che deriva dalla piena e autentica realizzazione di sé. Questi stili di vita esaltano l’individualismo, corrono il rischio di distruggere i soggetti, allentano i legami sociali, indeboliscono la Città.Persone autenticamente felici, invece, portano un grande contributo alla costruzione di una Città migliore: la vera gioia, infatti, non presenta mai i tratti dell’egoismo bensì del dono di sé, scaturisce dalla ricerca del bene dell’altro. Se anzitutto i fedeli di questa Città – ed è il pastore, il Vescovo ad esprimersi così – vivranno con sempre maggiore coerenza il loro essere cristiani, la ricerca del bene dell’altro genererà un intreccio virtuoso che renderà Milano coesa, capace di curare e guarire le ferite dei suoi abitanti. Stili di vita personali virtuosi sprigionano la forza per rinnovare la Città.
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Torno a leggere e commentare insieme a voi la lettera del Cardinale, dopo un breve intervallo di carattere personale. E partirei da quella che, al di là della provocazione circa il senso dell'Expo 2015 e la sobrietà che dovrebbe trascinare con se, secondo me, è l'istanza chiave di questo capitolo, la domanda che L'Arcivescovo di pone in modo diretto e inequivocabile: "Non abbiamo forse la sensazione che si punti alla costruzione di campagne di comunicazione e di immagine, nascondendo la consistenza reale dei problemi, più che alla soluzione dei problemi stessi e all’offerta di servizi efficienti e per tutti?"
Una domanda che personalmente mi sono fatto e vi ho fatto più volte, una sensazione di disgusto che si affaccia ogni volta che si va in comunicazione, ogni volta che si accende la radio o la televisione e si guarda un telegionale, si legge una pagina di quotidiano. La sensazione ed in alcuni casi la certezza che in certi momenti essi sembrano essere più megafoni del potere usciti dalla fantasia di Orwell che reale cronaca della vita quotidiana.
Si fa fatica a capire il peso della vita da questi balconi affacciati non si sa bene verso quale realtà.
Una realtà comoda, che vogliamo sempre più specchio delle nostra aspirazioni, delle nostre voglie e dei nostri vizi più che della vera realtà, della crudeltà della vita, della durezza della verità.
"...Quanto sia seria e impegnativa la vita, quasi per sfuggire alle proprie responsabilità...", ci si dovrebbe sentire stimolati da queste parole, si dovrebbe sentire dentro la voglia di lottare contro chi ci fa immaginare un tipo di vita che poi non riscontriamo nella realtà.
Mi permetto un riferimento alla cronaca odierna: chi accusa Facebook o i blog di diffondere odio e falsità dimentica quanto siano falsi e odiosi i servizi giornalistici del servizio pubblico radiotelevisivo, che pure i cittadini pagano per avere una informazione seria ed equilibrata, ma che da sempre sono solo teatrini del potere, della partitocrazia, come direbbe Pannella.
Di questo ci si dovrebbe semplicemente vergognare. Poi non può mancare la condanna ferma e decisa verso chi deliberatamente ed in modo spesso solo goliardico, ma comunque scorretto, usa di questi strumenti per fomentare sentimenti di violenza gratuita, fornendo il pretesto a chi verrebbe far tacere la voce di chi ha in questi strumenti la sola possibilità di dissentire in modo civile e democratico.
La critica dura di questo stile di comunicazione arriva fino alla condanna di chi usa delle risorse pubbliche per scopi personali o criminali. Expo2015 è una ingente fonte di denaro, e già abbiamo avuto l'evidenza che la criminalità organizzata si sta facendo viva per prendersi buona parte della torta. Saper riconoscere l'onesto dal disonesto non è facile; oggi troppi criminali girano in giacca e cravatta, effettuano buona parte degli investimenti derivanti dal crimine di base attraverso canali tradizionali e leciti. Occorre vigilare, non sottovalutare segnali che possono far capire come la società si stia imbarbarendo diventando sempre più elegante, ricerca e raffinata.
Non diamo spazio all'apparenza per determinare le qualità morali di chiunque.

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