Alessandro Berteotti

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mercoledì 24 giugno 2009

Libertà di stampa minata, a rischio la democrazia

Cosa succede alla libertà di stampa? Qualcosa succede, ed anche di grave.
Da qualche tempo si è iniziato a "giocare" con l'informazione, facendo in modo che piano piano agli italiani passasse un certo messaggio: non è necessario dire proprio tutto, non è necessario dire la verità, meglio puntare sul gossip, sul vagamente perverso, sul trash anche dal punto di vista delle notizie, piuttosto di una seria informazione.
Da qualche decennio Emilio Fede rappresenta la volontà del Premier attuale di avere una rete televisiva serva e scudiera, dove la parte avversa (ora maggioranza di governo, ora opposizione), non è mai riuscita, a seguito dei vari contorcimenti degli interessi incrociati, a denunciare e a liberare l'Italia da un fardello che giornalisticamente ci mette nel ridicolo nel confronto con gli altri paesi occidentali.
Non a caso nei paesi dove dall'età moderna vige il sistema maggioritario, in America ed Inghilerra ad esempio, nessuno può avere proprietà o interessi diretti o indiretti nei media se vuole diventare politico. Noi, unico paese del genere, ancora più che alcune nazioni del terzo o del quarto mondo, permettiamo al nostro capo del governo di avere addirittura tre (ufficiali) reti di proprietà di famiglia, senza che da 15 anni nessuno abbia la forza ed il coraggio di porre la questione in modo perentorio e definitivo.
Ma adesso succedono fatti davvero gravi, come quello del TG1 il cui direttore viene duramente contestato da TUTTE le redazioni dei TG Rai in merito al silenzio che ha tenuto sul caso D'Addario-Berlusconi. Per altre cose, molto più gossippare, non si è mancato di trasmettere per giorni, settimane o addirittura mesi immagini, notizie, commenti che hanno sfinito gli italiani con i "si dice".
Ora che i fatti riportati sono di per se gravi (non voglio esagerare con i commenti personali), che la stampa estera ci tartassa tutti i giorni (certo, Murdock ha i suoi interessi e Berlusconi è diventato il suo nemico personale grazie all'IVA, De Benedetti è un altro che condivide le antipatie per il Premier ed è il Presidente del gruppo editoriale l'Espresso, proprietario di Repubblica) con commenti al vetriolo su di lui, il direttore del TG1, fresco di nomina, Minzolini, riesce a far passare tutto questo nel più perfetto silenzio di rete, come se fosse (voglia il cielo non lo sia) un diktat politico, una consegna del silenzio per non mortificare il capo.
Questo colorerebbe di nero tutta l'informazione pubblica. Le mancate risposte del Premier a Repubblica ed ai 10 quesiti suonano assordanti nel loro silenzio, una vera ammissione di colpa che si cerca in tutti i modi di anestetizzare.
Il caos sulle nomine RAI, sempre più simile ad un bancetto nel quale spartirsi poltrone, mette a repentaglio la credibilità dell'istituto e, in qualche modo, rafforza la posizione di Murdock che ha un'offerta privata di prim'ordine con SKY. Peccato costi parecchio, e le vecchiette preferiscano le reti commerciali, quelle che passano tronisti e veline, cantanti bambini (un vero scandalo!), gossip e telenovelas. D'altra parte la società invecchia, i soldi sono pochi, se togliamo l'intrattenimento cosa possono fare i nostri vecchietti? Decidere le sorti del paese, no?
Riempiamo i cervelli di nulla ed avremo l'elettorato perfetto per una democrazia di delega.

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