Alessandro Berteotti

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lunedì 14 giugno 2010

Una scommessa sulla famiglia

Era già tutto previsto. Se ci fosse stata la possibilità di scommettere avrei vinto alla grande pure io, che notoriamente non scommetto mai. Su che cosa?
Ma sulla famiglia, certo! Anzi, sul fatto che questo o quel Governo, di destra o di sinistra o di centro, insomma nessuno e poi nessuno si sarebbe mai occupato di una riforma a favore della famiglia. Sentiamo tutti i giorni parlare di riforme, in particolare della Giustizia che sembra essere la cosa più urgente, sia per risanare lo Stato malato che per rimettere in carreggiata un'economia ed una finanza traballanti.
Ma nessuno spende più una parola, una sillaba, un lamento per la famiglia. O forse dovrei scrivere Famiglia con la "F" maiuscola. Tanto tartassata (proprio in termini di tasse), tanto vituperata (nessuno si occupa di darle una fisionomia sociale e culturale), tanto ignorata nei suoi bisogni e nelle sue fragilità.
Si parla anche dei problemi di coppie di fatto, di matrimoni gay, siamo vicini alla richiesta di riconoscimento del "terzo sesso", dei trans, visto che i giornali ne sono pieni... ma della famiglia normale, chi ne parla, chi se ne cura?
Per intenderci (e giusto per citare un'altra grande malata) quella famiglia descritta dalla Costituzione Italiana agli articoli 29, 30 e 31:
29. La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sulla eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge e garanzia dell'unità familiare.
30. È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio. Nei casi di incapacità dei genitori, la legge provvede a che siano assolti i loro compiti. La legge assicura ai figli nati fuori dal matrimonio ogni tutela giuridica e sociale, compatibile con i diritti dei membri della famiglia legittima. La legge detta le norme e i limiti per la ricerca della paternità.
31. La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose. Protegge la maternità, l'infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo.
La Repubblica riconosce i diritti della famiglia, ma la società non le riconosce più alcun diritto. E siccome questo fa tendenza, poco importa se i nostri giovani hanno tante difficoltà a mettere su famiglia, a trovare un lavoro, un impiego che consenta loro di poter affrontare un futuro con qualche speranza.
La Repubblica agevola: non ora e non più. In mezzo ai tanti cicloni mediatici, dal clamore delle storie di Belen alle escort di Berlusconi, dai divorzi principeschi alle eccentriche volgarità di alcuni vip, la nostra povera famiglia viene ridicolizzata, schiacciata e derisa nella sua normalità, nella sua fedeltà, nella sua compostezza di fronte agli eccessi di un Paese drogato dall'esaltazione dell'effimero, dell'etereo, del nulla.
A dare questo spettacolo sono troppo spesso coloro che dovrebbero essere custodi di una solidità familiare e di un atteggiamento etico inequivocabile: la nostra classe politica. Invece...
Ve lo ricordate quel deputato UDC che, con matrimonio fallito alle spalle e neo compagna incinta, si portava a letto due prostitute alla volta, piene di cocaina? Invece di diventare un'icona dell'idiozia umana, è diventato un mito, un modello.
La famiglia che lotta con la burocrazia, che è assediata dal fisco, rincorsa dagli enti locali ormai a caccia anche dell'ultimo spicciolo da raggranellare: tante promesse da quella classe politica che, c'è da scommettere, alla prossima tornata elettorale, fosse anche per la presidenza della bocciofila, dirà a squarciagola di voler difendere i valori sacri ed inviolabili della Famiglia, ridare dignità ad un istituto fondamentale per la società, alla pietra miliare di ogni istituzione...
Permettetemi a quel punto di mandare a cagare il politico di turno, lui e tutti coloro che insieme a lui non avranno fatto qualcosa di serio e concreto prima di arrivare ad elemosinare un qualsiasi tipo di supporto elettorale.

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