Alessandro Berteotti

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lunedì 28 giugno 2010

Il fallimento di una nazione

"L'Italia scala la classifica europea (Ue-27) per la pressione fiscale: nel 2009 il peso del fisco sul prodotto interno lordo è stato del 43,2%, in aumento rispetto al 2008. L'Italia si colloca così al quinto posto, insieme alla Francia, in Europa per pressione fiscale. Nel 2008 era al settimo posto. E' quanto risulta dai dati sui conti pubblici nel 2009 diffusi oggi dall'Istat. Per tornare ad una pressione fiscale più alta in Italia, bisogna tornare indietro al 1997, l'anno dell'Eurotassa (ma nel 2007 la pressione del fisco era stata comunque pari al 43,1%). A pesare una diminuzione del Pil maggiore della diminuzione delle entrate" (fonte: La Repubblica - Affari e Finanza del 28 giugno 2010).
Secondo il quotidiano "Nel 2008 era al settimo posto. E' quanto risulta dai dati sui conti pubblici nel 2009 diffusi oggi dall'Istat". E dopo queste affermazioni la memoria corre al 2008, quando per le medesime ragioni cadde il Governo Prodi. Cosa che in qualche modo viene sottolineata anche dall'articolo, quando afferma: "Per tornare ad una pressione fiscale più alta in Italia, bisogna tornare indietro al 1997, l'anno dell'Eurotassa (ma nel 2007 la pressione del fisco era stata comunque pari al 43,1%)".
Ora, ci potrebbe essere chi potrebbe provare ad obiettare che all'epoca dei fatti, tra il 2007 ed il 2008, i ministri della Sinistra (Rifondazione nello specifico) andavano in piazza a protestare contro i loro stessi ministeri e contro il Governo: grande testimonianza di Democrazia? No, alla luce dei fatti, solo un suicidio politico pagato con le elezioni di pochi mesi dopo.
Una delle promesse del programma di Berlusconi fu la riduzione delle tasse, cosa che era già stata esclusa poche settimane fa, ma che adesso appare quanto mai improponibile, anche alla luce del fabbisogno finanziario dello Stato, in rosso malgrado la riduzione dei rendimenti dei BOT.
Grazie a tutte queste promesse non mantenute, adesso non è che la situazione sociale e politica sia migliore: abbiamo i due cofondatori del PdL (Fini e Berlusconi) separati in casa, divisi ormai su tutto, con sgambetti e ripicche che affollano le cronache. Anche se le cose peggiori non vengono divulgate, come la soppressione sul settimanale "Chi" (gruppo Mondadori) della rubrica in difesa delle donne della Bongiorno e Huntziker perchè l'avvocato e deputato Bongiorno, in quota ai Finiani, è stata tagliata perchè non in linea con la politica editoriale del gruppo. Fantastico.
La lotta interna ed intestina si differenzia da quella di tre anni fa solo per il fatto della pubblicità degli eventi, perchè per tutti gli altri aspetti è anche peggiore, e qui arriviamo al terzo aspetto della questione comparativa.
Il Governo Prodi fu criticato per il gran numero di Ministri e Sottosegretari che aveva, ma oggi, o almeno pochi giorni fa, è stato nominato il 24.mo Ministro del Gabinetto Berlusconi. Si tratta di un personaggio alquanto criticato, di nome Aldo Brancher. In quota al PdL, ma strettamente legato agli uomini della Lega, come l'altro ministro Calderoli. Cosa fa questo signore? Poche ore dopo essere stato nominato invoca il leggittimo impedimento per se, allo scopo di eludere il procedimento penale a suo carico presso il tribunale di Milano, tanto che il Pubblico Ministero ha dichiarato in udienza di sentirsi preso in giro.
Scaricato dai suoi e dagli altri, a Brancher non resta che fare marcia indietro, enunciare la frase di rito: "Sono stato frainteso" e cominciare a cercare un'altra strada per arrivare alla decorrenza dei termini. Ma di dimettersi non se ne parla.
Così come non si parla di dimissioni per Abete, il presidente della Federcalcio, malgrado la figuraccia dell'Italia. Chi ha deciso di riprendere Lippi, lo ha sempre sostenuto, gli ha permesso di fare in tutta libertà le sue scelte (giustamente), chi gli aveva già preparato il successore (ad insaputa della sua squadra di club, altro colpo da maestro), non ha adesso il coraggio di assumersi le proprie responsabilità fino in fondo e di dare le dimissioni.
Dimissioni, parola quanto mai priva di significato dal momento che la nostra vita sociale e politica sta perdendo sempre più dignità. Così come la Nazionale è stata accolta nella più fredda indifferenza, che è molto peggio di qualsiasi forma di constestazione, che paradossalmente avrebbe testimoniato passione per la squadra.
Nel luglio del 2006, quando l'Italia vinse il mondiale, era Presidente del Consiglio Romano Prodi. Oggi il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, esperto di sport al punto di essere anche presidente del Milan AC, non batte ciglio nè per la vergognosa eliminazione della Nazionale, nè per la vergognosa vicenda Brancher, nè per l'aumento delle tasse.
E gli italiani? Zitti con la lingua in bocca e le mani in mano. Riflettete...

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