Alessandro Berteotti

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giovedì 20 agosto 2009

L'anziano e la solitudine

Oggi vorrei affrontare con voi un tema che solo apparentemente è legato al periodo estivo: gli anziani e la solitudine. Un tema che ha due soggetti distinti, e non necessariamente legati indissolubilmente: non sempre essere anziani significa essere soli e non sempre la solitudine è un problema ristretto agli anziani.
Di certo però, in estate, per gli anziani questo problema diventa più evidente: figli e nipoti vanno in vacanza, non ci sono vicini che vogliano passare parte del loro tempo a parlare con anziani soli, anche i servizi sociali vanno in ferie e le risorse latitano. Non restano che i volontari, anche loro in numero ridotto, e non sempre (anzi, ben difficilmente) a conoscenza di tutti coloro che vorrebbero ricevere una visita, trovare il conforto di un colloquio, poter raccontare le proprie storie di gioventù, che almeno nel ricordo trovano una dimensione più vicina. Spesso figli e nipoti hanno sentito queste storie decine, centinaia di volte e, in funzione di come sono stati educati, ascoltano con sorridente pazienza, con distratto interesse o arrivano a dare dell'arterosclerotico al congiunto.
Gli anziani costituiscono una fascia di popolazione sempre maggiore, per il miglioramento della qualità della vita e delle cure farmacologiche, e nel giro di pochi anni le persone con più di 65 anni diverranno la maggior parte della popolazione, e credo sia tempo di pensare seriamente alle conseguenze sociali di questo evento, non solo in termini di spesa sanitaria ed assistenziale, ma anche come miglior utilizzo della "risorsa anziano", magari attraverso attività para-lavorative, andando a progettare e creare una serie di attività che possano coinvolgerlo e motivarlo ad una vita più attiva anche dopo il termine dell'attività lavorativa. Alcuni esempi già esisitono. Di conseguenza, però, una domanda: quando si diventa anziani? Quando si va in pensione? Per età o per motivazioni psicologiche? Possono esistere "anziani" in giovane età? Credo di sì.
L'anziano percepisce il decadimento della propria salute, che talvolta viene vissuta in maniera serena, in molti altri casi diventa vera e propria ansia: non si esce di casa per mille paure di ciò che può accadere, soprattutto se vi sono problemi di mobilità.
Anche così si finisce schiavi della televisione e dei suoi messaggi, paure del presente che proiettano lunghe e tetre ombre sul futuro.
La solitudine, dicevo, non colpisce solo gli anziani, ma gli anziani si sentono maggiormente esposti ai rischi della solitudine, non fosse altro che se a loro dovesse succedere qualche cosa, un malore o un incidente domestico, ben difficilmente potrebbero trovare soccorso da chi ignora o non fa molto caso a loro.
Le cronache raccontano di anziani trovati morti in casa dopo giorni e giorni che nessuno li vedeva, o per caso, perchè qualcuno sentiva "cattivo odore". E forse questo non è nemmeno il peggio. Perchè vi sono persone (dovremmo definirli criminali) che di situazioni di solitudine approfittano per truffare, rubare, umiliare i poveri anziani, portare via loro le poche o tante risorse arraffando o, in modo anche più perfido, entrare nella loro vita per diventare autentiche sanguisughe che poco a poco succhiano loro non solo i soldi, ma anche la vita.
E sono più vicini di quanto si possa credere...

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