Alessandro Berteotti

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giovedì 23 luglio 2009

Bacco, tabacco e Venere

Un vecchio adagio recita: "Bacco, tabacco e venere riducono l'uomo in cenere".
Forse per aver preso troppo sul serio questo antico detto, il nostro Governo di Centrodestra, ha provveduto a mettere delle limitazioni affinchè gli uomini (e non solo) non finiscano così male come prospettato. Come hanno fatto? Semplice.
Vi ricorderete tutti della legge antifumo voluta dal Ministro Sirchia, titolare del ministero della Salute e pure medico: indicò le misure che misero fine al fumo libero presso locali e mezzi pubblici, oltre che sui luoghi di lavoro.
A Venere ci ha pensato un'altra donna, competente in materia di eros, ora trasformata in educanda, tale Carfagna, già nota soubrette che, evidentemente, ben conosce i retroscena legati ad un certo stile di vita, e ha quindi chiesto di eliminare dalle strade ogni segno di indecenza morale, sanzionando quelle ragazze (e certi ragazzi noti come trans) ed i loro clienti.
A Bacco ci pensa ora la Moratti, sindaco di Milano. Basta alcol ai minori di sedici anni. Ma già si parla di riprendere l'iniziativa a livello nazionale e farla diventare una legge.
Oh, finalmente! Adesso sì che possiamo guardare al futuro con soddisfazione e fiducia. O no?
Io che non sono un fumatore, non bevo e non mi trastullo con escort di vario tipo, posso dire che tutto questo mi lascia un tantino perplesso. Se non altro dal punto di vista della coerenza politica.
E vado a spiegarmi. I tre titolari di queste iniziative di legge appartengono al movimento politico noto con la sigla PdL, ovvero Popolo della Libertà. Eppure negli ultimi 10 anni hanno messo più divieti che permessi.
L'ispirazione liberale del movimento si è ormai frantumata, dispersa, perfino polverizzata sotto una catasta di provvedimenti di volta in volta più restrittivi sulle attività umane, di ingegno e di commercio. Si sono accaparrati in esclusiva la comunicazione mediatica e personalmente attendo solo che vengano messi limiti alla libertà di navigazione in Internet come in Iran.
Visto che sulle strade di femmine procaci non ce ne sono più, un esponente di rilievo di questa formazione, prima stimato padre di famiglia, ora Pierino e libertino, accetta "regali" da amici sotto forma di procaci femmine ben disposte a seguirlo in luoghi appartati. Il suo commento: "Non sono un santo". E non è il Papa, semmai si dovrebbe cambiare l'ultima "a" in "i".
C'è poco da ridere; se qualcuno ha trovato ironico e divertente qualche passaggio di questo testo, si ricordi che queste cose sono ormai parte della nostra vita, per qualcuno sono state giuste, per altri sono stati degli errori. Ma la moralità non si impone per legge, la rettitudine delle persone non è un fatto di "vizi privati e pubbliche virtù". E' semmai questione di coerenza e di trasparenza, di sapere che quando una persona ha un incarico pubblico di una certa importanza, come può essere un ministro, la sua vita anche privata diventa un elemento che ha a che fare con il suo lavoro, la sua serietà, la sua affidabilità.

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