Alessandro Berteotti

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martedì 6 luglio 2010

Più virtuale che reale

Cari amici del web, di internet, di Facebook, oggi mi voglio rivolgere a voi. Da tempo pensavo di farlo, ma non ho mai avuto la percezione chiara di ciò che volevo dirvi. Oggi invece, penso di averla e ve la voglio dire.
La maggior parte di chi oggi gode delle meraviglie della tecnologia è, per forza di cose, giovane, se non nell'età (di fatto questo non è un prerequisito obbligatorio), almeno nello spirito; e lo spirito dei giovani è quello della ricerca, dell'imparare, del cercare, del curiosare fra le cose del mondo, senza mai ritenersi soddisfatti.
Questa tecnologia ha del meraviglioso, ma anche dei pericoli, delle parzialità, delle minacce al nostro stesso modo di pensare e, poi, di agire. Indago, scruto e assimilo questo mondo da una dozzina d'anni, dopo non poche titubanze e non senza dubbi e incertezza, ma alla fine è stata la curiosità, unita alla necessità di cambiare anche il mio modo di lavorare, ad avere il sopravvento.
Questo mondo della rete pone problemi etici, morali ed esistenziali, perchè tocca in modo profondo l'aspetto delle relazioni umane e propone in modo serio il tema della realtà virtuale: quelli che una volta erano solo sogni, adesso possono diventare realtà alternative o finzioni realistiche.
Può così succedere che certe persone assumano indentità diverse da quelle che realmente hanno, si creino profili immaginari o volutamente diversi dalla realtà, i primi per cercare di essere qualcosa di diverso e forse di meglio di ciò che credono di essere, gli altri per ingannare o intercettare possibilità di espandere perversioni e attuare finalità criminali. Entrambi però fanno leva sull'ambiguità che lascia la rete, su identità celate, omesse o distorte.
Ecco, un primo sano principio potrebbe essere quello di "certificare l'identità dell'utente" attraverso mezzi e sistemi che non siano solamente in essere per garantire le transazioni bancarie o l'iscrizione a siti di contenuto.
Ma ci sono altri e ancora più sottili intrecci di ragionamento che possono distorcere l'uso degli strumenti come i social network, primo fra tutti Facebook. Incontrare amici nuovi o riavvicinarne di vecchi ci porta a costitutire una sorta di piccola comunità che, in una società che impoverisce sempre più il panorama delle relazioni umane, diventa il nostro riferimento, il nostro piccolo universo nel quale arriviamo quasi inconsapevolmente a riconoscerci come un assoluto.
Viviamo in un mondo che espande sempre più i propri confini, ma in realtà tendiamo a stringerci dentro la nostra piccola comunità: se ci accade qualcosa nella vita di tutti i giorni, lo confidiamo a lui, al web, al piccolo Grande Fratello; se leggiamo un libro che ci piace, se sentiamo una canzone che ci stimola ricordi, se il nostro amore ci dà il due di picche, lo dicamo sempre a lui.
Dalle piccole alle grandi cose, facciamo outing con il mondo, quasi a scaricare dentro il tubo di internet tutte le nostre paure, la nostra rabbia, la nostra solitudine cibernetica.
Quando poi le notizie non arrivano direttamente da questo canale. Quando Internet e Facebook piuttosto che Sorella Mail non ci portano l'ultima novità, la notizia del secolo, l'amarezza o la gioia, quasi che ogni click ci possa cambiare la vita.
Sempre più l'informazione arriva attraverso questo strumento, e forse davvero oggi l'informazione è ancora viva e libera solo attraverso internet, anche se non ne sono completamente sicuro. Di certo è libera questa idea che vi comunico, o almeno la sto personalmente esprimendo in modo libero, ma io stesso non so valutare in modo obiettivo e serio quanto ciò che scrivo non sia in parte o in tutto condizionato dal contesto in cui mi trovo, cioè dal sapere che, almeno in teoria milioni di persone potrebbero leggere ciò che sto scrivendo. In ultima analisi, se ciò che scrivo lo scrivo per me o per il mio ego che ha bisogno di sentirsi vivo.
Ed ampliando questa riflessione, viene da chiedersi se nella selezione di coloro che faccio accedere al mio profilo di social network non mi ponga, in qualche modo, il problema del chi fare accedere e della condivisione delle idee, se nell'essere presente tra le amicizie di altre persone o nell'accettare nuove amicizie alla fine non segua un mio fine, magari nemmeno dichiarato a me stesso.
Quale? Banalmente, quello di avere tanti amici solo per poter dire che io posso misurare, controllare e verificare quante amicizie abbia nella vita, quanto sia conosciuto o quanto conosca persone. Sovvertire al realtà, dove una persona assolutamente priva di contatti umani possa distribuire richieste di amicizia a destra e a manca, "tanto alla fine qualcuno mi accetta". E sulla base di questo costruire nuove amicizie, fittizie, virtuali, dove non avrò mai un contatto con queste persone, ma dentro di me ho realizzato un obiettivo: avere 100 amici, quando nessuno mi conosce. Grande!
Ancora, dentro queste piccole comunità cercare e forse anche trovare una risposta alle mie frustrazioni. Questo Governo non mi piace, seleziono amici a cui questo Governo non piace e quindi scrivo contro questo Governo, gli amici mi rispondono che neanche a loro piace e tutti siamo contenti, convinti che al mondo intero questo Governo non piaccia. Ma la realtà è diversa.
Ecco allora che vorrei invitare tutti a passare a fase-2: se avete in qualche modo trovato che in alcuni passaggi abbia detto qualcosa che non condividete oppure, al contrario, che condividete, cosa fate? Nulla. Solo in rarissime occasioni qualcuno prende e scrive ad un signor nessuno che magari non so nemmeno chi sia e non so se quello che scrive sia riflessione saggia o farneticazione. Ma una cosa potete fare: misurare queste cose nella vostra vita reale.
Se non siete Avatar, se non siete uomini e donne blu modello puffi cresciutelli, cercate di comunicare nella vita reale ciò che sentite, manifestate nella vita reale i vostri sentimenti a persone reali, non accontentatevi di sopravvivere in un mondo virtuale.
E' come nelle pubblicità: avete mai visto qualcosa di brutto, violento, criminale o scandaloso in una pubblicità? No, se escludete le vecchie e splendide pubblicità di Benetton di Oliviero Toscani. Ma la vita reale cosa ci propone tutti i giorni? Le pubblicità devono essere belle, divertenti, comunicare positività, voglia di vivere, soddisfare esigenze più o meno di massa, più o meno di lusso. Avete notato come tutti i comici facciano pubblicità alle società di telefonia? Ci fanno prima ridere e poi piangere...
Su internet sta per arrivare anche la televisione: Sony lancia la internet TV, la RAI ci offre una dozzina di canali su Internet. Personalmente sono contento, ma vorrei che qualcuno poi mi spiegasse come mai si devono spendere 30 euro al mese per avere una ADSL quando in Finlandia dal primo luglio tutti possono avere ADSL gratis. E in Italia paghiamo pure il canone... più reale che virtuale.

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