Alessandro Berteotti

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mercoledì 14 luglio 2010

Guardando più in là

Salta Cosentino e con lui fanno tre: lui, Scajola e Brancher. Il momento è davvero difficile per Berlusconi, accerchiato dai suoi, con i Finiani a fargli la guerra dall'interno: se così si può dire, due parti di un insieme che ormai non si riconoscono più.
Tutti e tre i dimissionari sono più che altro dimissionati, visto che la loro presenza era diventata troppo ingombrante per l'opinione pubblica; ma non saranno gli ultimi.
Troppi infatti hanno copiato il capo, troppi si sono scoperti convinti che ci sarebbe stata una soluzione che avrebbe permesso di mettere un sigillo di garanzia ad ogni propria azione, per quanto illegale. Troppo profondo il trauma verso la nazione, e questo declino lento, inesorabile, assoluto è solo come visto al rallentatore per il fatto che non esiste un'opposizione compatta e credibile, non esiste una vera alternativa (ancora) a questo stato di cose.
Troppi affari, troppa corruzione, troppa criminalità dentro la politica, apparati condotti in modo superficiale, dilettantesco e talvolta perfino sfacciato. Fin troppo facile per la magistratura arrivare ad identificare le ragioni, i dati, i rilievi che permettono poi di inchiodare questi soggetti alle loro responsabilità.
Perfino Cosentino era diventato ingiustificabile. Le parole di consolazione sembrano come la sua definitiva condanna.
Su molte, troppe iniziative pubbliche la stampa si è messa il bavaglio prima ancora che il Governo lo mettesse alla stessa stampa. Noi poveri blogger, giornalisti da strapazzo senza nemmeno fonti sicure o gole profonde dentro il sistema, dobbiamo basare il nostro commento solo sulle nostre sensazioni e su ciò che altri ci dicono.
Non pretendiamo di essere la verità, ma di poter confrontare idee in modo libero, quello sì.
E definire che la Stampa, che già Orson Welles aveva immortalato in Quarto Potere, non sia un diritto assoluto, significa negare una delle libertà costituzionalmente definite.
D'altra parte, questa Costituzione il Nostro la vorrebbe appallottolare e gettare nel cestino per disfarsi di tanti fastidi. Ma non gli sarà possibile, perchè il popolo glielo impedirà con il sacro potere del voto.
La democrazia non è in vendita, l'Italia non è un'azienda e Berlusconi non ne è il padrone. Nè mai lo sarà.

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