Alessandro Berteotti

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mercoledì 25 maggio 2011

Via Minzolini dalla RAI

Nell'era della comunicazione, il potere di cui dispone un organo di informazione pubbico come un telegiornale RAI è immenso. Se poi si tratta del TGUNO, seguito da milioni di spettatori, la cosa diventa un caso nazionale.

Perchè qui non vale la regola che se non ti piace puoi girare il canale da un'altra parte. Se mi piace il TG7 e il direttore Mentana, quella di guardarlo deve essere una mia libera scelta, non la conseguenza del fatto che quel telegiornale nasconde le notizie o addirittura le mistifica, a danno di una parte politica (la minoranza) e a favore di un'altra (la maggioranza).

Questo denuncia Elisa Anzaldo, nota conduttrice della testata giornalistica, ma come lei altri prima di lei, come ad esempio Tiziana Ferrario, licenziata prima e poi reintegrata dal giudice del lavoro.

No signori, così non va. Un servizio pubblico è tale solo se offre a tutti le medesime condizioni, se non discrimina e non isola. Non è un partito politico anche se poi, si sa, la gestione diventa politica. Ma il dovere di un giornalista non è quello di essere servile, di fare da scendiletto ad un padrone.

Nello specifico, forse Minzolini aspira a prendere il posto, in tutto e per tutto, di Emilio Fede. Forse sarà, una volta esaurito il suo ruolo di "stopper" in RAI, il suo degno successore: fare da scudiero al prode Berlusconi. Ma forse il suo tempo sta per finire: al prode, non rimangono molte cartucce. E qui non ci sono doppi sensi: i giochi sono ormai fatti.

Se perfino un altro affezionatissimo come Vespa è costretto a mezzucci come quello di "sbagliare" a dare una notizia ("Secondo la moglie Pisapia è inadatto a governare"), quale sarebbe il parere di Minzolini su questa notizia? Anzi, probabilmente lui l'avrebbe definita "non notizia", come peraltro ha fatto ignorando quella dei manifesti Giudici=BR di Milano, l'aver volutamente ignorato il Rubygate, o anche il tentativo di cambiare (o meglio, manipolare) l'articolo uno della nostra Costituzione da parte di un deputato PdL.

Questa sembra la solita storia: spara il mostro in prima pagina e dopo tre giorni dai la smentita in quattordicesima, aggiungendo le scuse della testata. La prima notizia arriva a milioni di persone, mentre la seconda passerà inosservata.

Già tempo fa, all'epoca del terremoto all'Aquila, il direttore Minzolini diede il meglio di se: mentre tutta l'Italia trepidava per le sorti della regione, piangeva i morti, si caricava sulle spalle la sofferenza di quelle persone, lui comunicava i dati di ascolto del TGUNO sul disastro. Una vergogna nazionale, alla quale non abbiamo ancora imparato a sottrarci.

Indignamoci!

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