Alessandro Berteotti

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martedì 5 gennaio 2010

Una pressione fiscale reale elevatissima

Mi è appena giunto, e ve lo pubblico integralmente, un comunicato di AssoEdilizia, che ritengo estremamente importante. Anche se un po' lunghetto, vi invito a leggerlo con attenzione!
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DENUNCIA: Le anomalie della fiscalita' italiana - PRESSIONE FISCALE REALE AL 51,1 %
  • I cittadini di alcune Regioni, per mantenere il livello di vita medio che si riscontra nel Paese, devono guadagnare di più perche' più caro è il costo della vita: ma in tal modo, con il sistema della progressivita' delle aliquote marginali nella tassazione del reddito, pagano proporzionalmente maggiori imposte.
  • Mantenere un cittadino costa allo Stato più o meno la stessa cifra a Torino ed a Bari, a Bologna ed a Napoli. Ma in Italia alcuni cittadini, a seconda delle diverse aree geografiche, danno allo Stato molto di più di quanto ricevono, mentre per altri è l'inverso.
  • Il federalismo distorto: lo stato trasferisce funzioni e competenze agli enti locali senza trasferire parallelamente agli stessi parte del prelievo fiscale erariale (il 95 % del prelievo fiscale avviene a favore dello Stato) per consentire lo svolgimento del compito.
In tal modo lo Stato costringe gli enti locali a calcare la mano con le tasse e con gli oneri parafiscali di cui hanno la disponibilita' propria. Ed allora ecco nei diversi comuni l'aumento del carico ICI, degli oneri di urbanizzazione e dei contributi di costruzione, delle tasse per l'occupazione del suolo pubblico e per i passi carrabili, della Tarsu, le addizionali Irpef, i riclassamenti catastali, l'ecopass, il ricorso sempre più frequente al project financing, i pedaggi sulle tangenziali, la rigida politica delle contravvenzioni comunali e via dicendo.
Tra imposizione fiscale locale ed oneri parafiscali, si realizza dunque un vero e proprio raddoppiamento delle tasse: una volta allo Stato ed in aggiunta, una volta agli enti locali. Occorrerebbe quanto meno che le imposte locali fossero rese detraibili da quelle erariali.
Una pressione fiscale reale elevatissima.
Essa è pari al 51,1 %. Per il calcolo, infatti, il PIL va depurato della quota presunta di sommerso. Al contribuente italiano a regime, non interessa tanto il dato della pressione fiscale ufficiale, che è ricavato in rapporto ad un PIL teorico (comprendente una quota presunta di economia sommersa), per cui siamo al paradosso che, più alta è l'evasione e minore è il dato indicatore della pressione fiscale.
Questa conclusione si ricava analizzando i criteri esplicitati dall'ISTAT, in relazione alla determinazione del dato indicante la misura del PIL. Al contribuente interessa viceversa il rapporto tra il carico complessivo del prelievo fiscale (imposte dirette ed indirette) e dei contributi sociali da un lato, ed il PIL reale -depurato della quota presunta di sommerso- d'altro lato.
Questo dato è, secondo i calcoli del Centro Studi Economia e Fisco di Assoedilizia, pari al 51,1%.
A determinarlo concorrono peraltro solo coloro che pagano le tasse (gli evasori pagano solo parte di IVA relativa ai consumi correnti) e, fra loro, non tutti allo stesso modo. Alcune categorie sono colpite maggiormente dalla pressione fiscale, a seconda del regime tributario che le riguarda.
Altra anomalia del sistema fiscale italiano rispetto a quelli del resto dell’Europa (ricerca del Centro studi Economia e Fisco) è il rapporto invertito, tra il gettito delle imposte dirette e quello delle imposte indirette. Il primo supera l’altro del 20%; mentre in Francia è l’opposto: il secondo supera il primo di circa il 30%; in Germania di quasi il 50%; in Spagna del 15%; in Portogallo del 100%.La questione non si riduce ad un mero rilievo statistico, ma presenta riflessi pratici di grande portata. Semplificando concettualmente, possiamo dire che nelle imposte dirette rileva la capacità contributiva legata alla produzione, più che al consumo del reddito. Esse, in altri termini, colpiscono nel contribuente non la capacità di spendere, ma quella di guadagnare. Con la conseguenza che, se i redditi non vengono dichiarati o lo sono in modo irregolare, si dà luogo all’evasione fiscale.
Ricordiamo incidentalmente che il nero in Italia è stimato nell’ordine del 24% del PIL; contro il 16% della Germania, il 14% della Francia, il 12% della Gran Bretagna. Solo il Portogallo ci supera con il 30%. (Dati Banca Mondiale). Con le indirette, viceversa, è più facile bypassare i fenomeni di evasione o di elusione, in quanto il reddito viene inciso fiscalmente, non all’atto della sua produzione ed in relazione alla sua dichiarazione da parte del contribuente, ma quando emerge in sede di spesa, di trasferimenti o di investimenti economici.

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