Alessandro Berteotti

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martedì 19 gennaio 2010

La farsa della tassa

In questi giorni abbiamo fatto un gran parlare delle cartelle che stanno uscendo chiedendo pagamenti più o meno consistenti ai cittadini per gli arretrati degli ultimi 5 anni sulla tassa rifiuti.
Ruoli di pagamento emessi a fine dicembre, perchè da gennaio il 2004 non sarebbe più stato esigibile, scadendo i 5 anni di competenza amministrativa.
Ma come si è arrivati a questo scabroso incomodo? Partendo dal 1999, con la legge Ronchi.
Forse qualcuno si ricorda che quella legge prevedeva il passaggio della TARSU (tassa rifiuti solidi urbani) da tassa appunto a tariffa. Ma, a furia di rinvii, proroghe e cancellazioni, oggi di questo non si parla più.
Ecco che allora l'attuale Governo, che non permette di aumentare le tasse locali dopo la cancellazione dell'ICI, permette invece ai comuni di effettuare una ricognizione sul pregresso per verificare se i cittadini devono versare differenze (non mi risulta, infatti, anche se potrei sbagliare, che siano stati emessi ruoli in risarcimento agli utenti), e quindi portare a casa un po' di quattrini per le sgangherate casse di ormai buona parte dei comuni italiani, anche quelli ritenuti una volta virtuosi.
E' chiaro dunque che potremmo definire questo evento come la pioggia sul bagnato, nel senso che già oggi la tassa rifiuti è un onere accessorio della proprietà, non un costo per un servizio. Si paga in ragione della superficie catastale dell'abitazione e non in base al numero di persone del nucleo familiare o dei chili di rifiuti prodotti.
L'amministrazione comunale ha avuto anni e anni per verificare che i dati in suo possesso fossero corretti, soprattutto adesso che abbiamo, con l'informatizzazione del catasto e della pubblica amministrazione, la possibilità di effettuare le visure direttamente dagli uffici comunali.
Invece, Busto Arsizio ha scelto di affidarsi ad una società, frutto di un gioco di scatole cinesi, che sembra essere stata fatta apposta per un mordi e fuggi. Mordi le tasche del cittadino e fuggi, prima che qualcuno ti prenda.
Tutto questo lascia l'amaro in bocca. E quel che è peggio è che già la gente pare rassegnata al suo destino: che dobbiamo fare? La gente ti dice: devo comperare la carta da bollo, devo fare un ricorso (come si scrive un ricorso? Mi aiuta lei?), devo perdere tempo per andare nei giorni che mi dicono per prenotarmi e per avere il colloquio, poi mi spiegheranno cose che non capirò e alla fine dovrò comunuqe pagare... pago subito e non se ne parla più.
Ma è un'ingiustizia! Certo, ma tanto, chi se ne frega? Questa amministrazione? No di certo. Il cittadino? Subisce, si lamenta, ma domani li voterà ancora.
E allora? Allora rimane la farsa della tassa che non diventa tariffa e che ti tartassa...

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