Alessandro Berteotti

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giovedì 3 maggio 2018

Un premio No Bèl

In questi giorni si sta ventilando la proposta per dare a Donald Trump il premio Nobel per la pace per il contributo dato alla pacificazione tra le due Coree. Credo che un errore del genere sia già stato fatto con il Presidente Obama, volesse il Cielo e la saggezza del comitato svedese per l'assegnazione dei Premi Nobel che questa onorificenza non venga del tutto ridicolizzata da una scelta del genere.
Già ogni volta che si assegna questo premio si sentono critiche perché non sempre chi lo riceve è ritenuto all'unanimità il migliore in quel settore, vedasi ad esempio le critiche piovute a Bob Dylan piuttosto che, all'epoca, a Dario Fo. Tranne poi ricredersi col tempo.
Ma in questo caso si andrebbe a premiare qualcuno che ha rischiato di portare il mondo vicino al baratro della guerra atomica. Si ricorderà che l'orologio della fine del mondo era stato posizionato alle ore 23.59.56... per cui sarebbero mancati 4 secondi alla fine di tutto.
Ma al di là delle spettacolarizzazioni, restano i fatti. Di certo c'è stato un lavoro di diplomazia silente che è stato più forte delle urla di guerra di Trump. Ma sappiamo anche che l'America ha bisogno di avere sempre un nemico da combattere. D'altra parte, ben sappiamo quale sia l'importanza dell'industria bellica americana e la forza della lobby delle armi, che non si ferma nemmeno davanti a massacri di inermi studenti dentro le scuole.
E Trump regge il gioco a questi signori, dal momento che da loro ha ottenuto grandi finanziamenti alla sua campagna elettorale, di conseguenza deve reggere loro il gioco.
Il premio Nobel a questo punto avrebbe il significato di una enorme lavatrice dentro la quale ripulire tutte le coscienze di coloro che pensano che minacciare guerre più o meno atomiche contro popoli interi sia giusto e premiato dalla storia. E sarebbe un delitto perpetrato contro tutti coloro che ogni giorno rischiano la propria vita a vantaggio di ultimi, poveri, malati.
Organizzazioni internazionali che operano per salvare vite umane tutti i giorni, che lottano contro le guerre e le povertà: questi dovrebbero essere i destinatari di un Premio Nobel per la Pace.
Personalmente vorrei che venissero riconosciuti tutti coloro che operano a favore della vita nascente e dei bambini, perché sia permesso loro di nascere e vivere in modo degno, senza fame, senza sete, avendo accesso alla scuola e alla cultura, potendo avere un futuro decente e senza doversi vendere non appena in età per farlo, per sopravvivere loro e per far sopravvivere le persone che hanno vicino. Spesso ricordo la fotografia di quel bambino profugo morto sulla spiaggia e mi sento responsabile per quella morte e per tutte quelle creature che non hanno potuto diventare grandi, pur senza alcuna colpa. Allora cerco di ricordare a me e a voi quali possano essere i veri valori della vita, e se in qualche modo un premio come il Nobel deve sottolineare qualche cosa, vorrei che davvero premiasse chi fa qualcosa per chi non ha nulla e non può avere voce né peso nella società. Innocenti vittime che ci ricordano ogni giorno quanto siamo fortunati.

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