Alessandro Berteotti

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martedì 26 giugno 2018

Quale futuro per il PD

Sinceramente non riesco a dare una valutazione agli atti di questo Governo anche perché ormai da un mese si parla solo di migranti e nuove votazioni, senza riuscire a capire quale linea esso intende tenere su tutti gli altri più importanti punti programmatici e di continuità funzionale dello Stato.
Ma una cosa abbiamo capito tutti: manca una vera opposizione. Sì, ci sono dichiarazioni ufficiali, prese di posizioni, indignazioni, ma dov'è che l'opposizione (almeno quella che una volta era d'area di sinistra e fino a pochi mesi fa faceva capo al PD) dimostra una propria anima, una iniziativa che non ricalchi cliché ormai privi di veri contenuti?
Una volta almeno c'era l'ideologia che aiutava a tenere insieme i partiti e dava una spinta all'azione politica, indipendentemente da chi fosse il segretario di partito. Adesso è diverso, anzi il contrario.
I leader costituiscono il fondamento del partito al di là dell'ideologia e se perdono una elezione, ammesso che riescano ad avere l'umiltà di riconoscerlo, lasciano la guida e magari anche il partito e il partito si spacca, implode e nei casi peggiori svanisce.
Ho vissuto per dieci anni l'attesa di un partito unico della sinistra, passando dall'esperienza dell'Ulivo a quella arcobaleno, ma quando pensavo a questo contenitore avevo in mente qualcosa di diverso. Pensavo a uno strumento politico in grado di attrarre, di essere evolutivo, di cogliere le idee della base per tradurle in azione di alto profilo politico, senza mediazioni verso il basso. E' successo il contrario.
Il partito passando attraverso diverse fasi piuttosto veloci, ha trovato modo di disfarsi di personaggi importanti, bruciando i vari Veltroni, Bersani, Letta... per finire targato Renzi. A quel punto il forte personalismo ha spostato di nuovo sulla figura del leader il carico ed il valore aggiunto dato da un personaggio giovane, politicamente preparato, ma anche troppo ambizioso e poco propenso a dare spazio alle idee altrui.
Al suo insuccesso ha fatto seguito uno sbandamento dal quale ancora adesso si fatica ad uscire. La figura di Martina, per quanto privo di vera autorità, sembra più che altro priva di autorevolezza per fare qualsiasi cosa e in questo momento potrebbe levarsi la voce di chiunque per dire la propria e candidarsi per la prossima carica di segretario.
Ma senza idee, senza una spinta forte dalla e per la base, tutto rischia di nuovo di entrare in quella fase che ben sperimentiamo e hanno sperimentato anche altri partiti: quella del cambio non solo di leadership, ma di nome e natura del partito.
Allora, piuttosto, ridate un minimo di ideologia, di contenuti, di regole e di valori a quello che volete fare. Non andate per tentativi inutili e futili, create una nuova finalizzazione alla vostra azione politica, parlate italiano agli italiani, fate in modo di essere comunicativi ma anche estremamente chiari, altrimenti la Lega ci mangerà in testa per i prossimi vent'anni.
Abbiate umiltà e coraggio. Pensate al popolo italiano e non alle poltrone.
Buon lavoro, se vi riesce.

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