Alessandro Berteotti

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martedì 31 gennaio 2017

Costruttori di muri, distruttori di civiltà

La storia ci sta mettendo di nuovo di fronte a chi vuole distruggere la civiltà costruendo muri.
Accoglienza è apertura mentale, confronto, capacità di mettersi in gioco e di dialogare. Il muro ci allontana, ci protegge sì, ma al prezzo di isolarci. E alla fine non sarà il muro a vincere, semmai lascerà solo una traccia per memoria futura, come il Vallo Adriano, la Grande Muraglia o, in tempi più recenti, il Muro di Berlino.
Quindi non sarà il muro con il Messico, che il Presidente eletto Trump vuole costruire, a cambiare il corso della storia, così come non sarà il muro ideologico contro i musulmani che lo salverà dal giudizio della storia. Sono solo la dimostrazione di una debolezza ideologica portata al vertice da un populismo ignorante.
Quello che mi sorprende è che in questo caso il Presidente Trump non sa leggere nemmeno dentro la storia del suo Paese: non ricorda come sono arrivate le prime persone dall'Europa in terra d'America e chi erano quelle persone? Il Mayflower non gli ricorda nulla? Ma più di quel leggendario viaggio: il sogno americano e tutte le fantasie e le immaginifiche realtà che lo hanno reso possibile, di che cosa sono fatti? Lui stesso, di quale realtà è figlio? Cosa sarebbe di lui se attorno avesse avuto solo gente che avesse costruito muri?
Certo, per lui è normale costruire muri, ma anche sogni, altrimenti cosa sarebbero le sue case da gioco?
Mi sembra tutto una enorme contraddizione. Tanto che per cercare di capire, mi chiedo se alla fine la costruzione del muro abbia senso solo per i 10 miliardi di dollari che costerà... certamente a chi ci lavorerà piacerà e porterà anche ricchezza. Quei 10 miliardi di dollari valgno quasi 10 miliardi di euro, una volta e mezzo il costo preventivato del ponte sullo Stretto di Messina, per intenderci.
Ma resta per me prioritario il discorso culturale, questa negazione della crescita nella diversità, del considerare prima gli interessi e poi gli esseri umani. Il nuovo dio è la conservazione del "mio". Avere prima di essere. Troppo facile.

1 commento:

Benvenuti nel mio blog ha detto...

Grazie del tuo commento, Lorenzo. L'ho letto dopo aver fatto la polvere a questo mio vecchio blog che va ad intermittenza, lo so... ma così è la mia vita e il blog ne risente.
Ho dato un'occhiata anche al tuo blog, e anche se non posso dire di condividere le tue idee, reputo che siano almeno oneste e degne di rispetto.
Mi rammarico solo del fatto che tanta opulenta conoscenza rimanga poi solo finalizzata al sentirsi caldo nel nido, in quello che gli psicologi del lavoro (e non solo) chiamano "comfort zone", che al di là dell'inglesismo, credo si capisca anche nel dialetto comasco.
I migranti sono una realtà e singolarmente non ci possiamo fare niente, ma forse se si lavorasse tutti insieme si potrebbe fare qualcosa.
Leggimi nel futuro, se vorrai. Potrai trovare qualche sorpresa che potrebbe piacere anche ad uno come te. Ciao

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