Alessandro Berteotti

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domenica 5 settembre 2010

Attacco all'Ambrosia

Sono questi i giorni dell'Ambrosia, non certo perchè siano giorni felici, quanto perchè per molti cittadini della provincia di Varese e di buona parte della Lombardia sono giorni di pena e di sofferenza. L'allergia a questo terribile infestante, ad un arbusto che arriva ad essere alto fino ad un metro e cinquanta, con un'infiorescenza gialla che dissemina miliardi di pollini per ogni pianta.
Un polline che al microscopio elettronico appare come un riccio di mare, quindi estremamente urticante, che colpisce soprattutto le vie respiratorie, ma anche gli occhi e le orecchie, con un senso di prurutio al palato e di affanno nel respiro.
Ho letto diversi articoli in questi giorni, sono anche stato intervistato in merito, ma trovo che in molti casi anche emeriti colleghi politici hanno fatto una grande confusione e commesso errori pacchiani nella comunicazione, tanto da portare anche i cittadini a ritenere che il mancato sfalcio del vicino di casa sia la ragione per cui un'intera regione soffre.
Si è detto tra l'altro che a Castellanza vi sia il 15 per cento di allergici: mi permetto di dire che in realtà sono molti di più, questa è la percentuale che viene rilevata dalla anamnesi clinica, i casi accertati, mentre molti di più sono casi più lievi, dove si indica in una temporanea infreddatura la ragione di un gocciolamento continuo del naso.
A mio giudizio gli allergici sono almeno il 25% della popolazione di queste terre. Sono centinaia di migliaia di persone, forse milioni gli allergici. Se gli abitanti interessati sono circa 6 milioni, vuol dire che almeno 1 milione e rotti sono gli allergici.
Cosa si dovrebbe fare per eliminare questa piaga? In tutta onestà, a questo punto l'avventura è davvero durissima, senza un piano coordinato e concreto di contenimento dell'invasione dell'ambrosia. Perchè? Per le caratteristiche di questa pianta e del bacino della pianura padana.
Le caratteristiche climatiche della pianura diventano l'ambiente ottimale per la proliferazione di questo infestante. Il polline può essere trasportato a decine di chilometri di distanza dal vento, ed è per questo che proprio nelle giornate di vento diventa più difficile resistere alla sua devastante azione.
Una soluzione potrebbe essere riprendere su vasta scala quanto già fatto tempo fa a Turbigo, pagando i contadini che arassero i campi incolti e a riposo da maggio ad agosto. Ma soprattutto bisogna andare ad aggredire il sedime di Malpensa, la brughiera dove l'ambrosia nasce, vive e prolifica in quantità industriale e nessuno si sogna di andare a rimuovere l'erbaccia.
Occorre anche sfalciare tutte le aree di sedime di ferrovie e strade extraurbane, dove i cigli accolgono amorevolmente l'ambrosia. Occorre che tutti coloro che la avvistano, da maggio ad agosto, la sradichino o la segnalino ai comuni.
Serve un'azione coordinata a livello di comuni, provincie e soprattutto Regione, che si impegnino per eliminare quanto più possibile, almeno per un anno, questo flagello.
Ma credo che ci sia anche chi pretende di andare avanti così. Oltre un milione di pastiglie di antistaminico al giorno rappresentano una bella fetta di torta da spartire, sono milioni di euro per le aziende farmaceutiche.
Forse sarebbe ora che la Sanità locale e regionale si faccia sentire per quello che davvero dovrebbe essere il suo ruolo, a protezione della salute dei cittadini, non a difesa degli interessi economici di pochi.
E sarebbe anche il caso che gli stessi cittadini si facessero sentire di più, con forza e decisione, anche per difendere i propri diritti quando i rappresentanti istituzionali non vogliono o non possono intervenire.
Un caro pensiero a tutti gli allergici da parte di uno di loro.

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