Alessandro Berteotti

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giovedì 15 ottobre 2009

Solidarietà a Franco Girola

Tutta la mia solidarietà a Franco Girola, ex assessore leghista del comune di Busto Arsizio. Ha avuto il coraggio di fare un gesto da altri tempi, quello di dimettersi, cosa che oggi come oggi appare quanto mai inopportuna per una carriera politica.
Può sembrare facile o provocatorio dire quello che sto affermando, ma spero che Franco legga queste poche righe ed intenda nel modo giusto quello che voglio dire. In un mondo dove tutto è apparenza, dove ci si può rovinare l'immagine (soprattutto di persona pubblica e influente) con ogni nefandezza ottenendo in cambio sorrisi e solidarietà, lui ha dimostrato che può ancora esserci chi vuole compiere con professionalità e capacità l'incarico ottenuto.
Ricordo che Franco già in altre occasioni, anche nella precedente legislatura quando era semplice consigliere, non mancò di prendere posizioni differenti dal proprio gruppo politico per affermare che le cose erano sbagliate, come nel caso delle passerelle ai Cinque Ponti.
E durante questa legislatura aveva già minacciato le dimissioni perchè il suo assessorato non rispondeva come doveva agli incarichi ricevuti.
Posizioni forti e chiare, che possono aver dato fastidio, soprattutto a chi oggi vorrebbe gestire la città attraverso un potere di altro genere, non più politico, ma economico e finanziario.
Auguri Franco. Ti ho criticato e le nostre idee sono diverse, ma so ancora riconoscere un uomo vero da tanti quaquaraquà.

“…l’umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà… Pochissimi gli uomini; i mezz’uomini pochi, ché mi contenterei l’umanità si fermasse ai mezz’uomini… E invece no, scende ancora più giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi… E ancora più in giù: i piglianculo, che vanno diventando un esercito… E infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, ché la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre… Lei, anche se mi inchioderà su queste carte come un Cristo, lei è un uomo… Anche lei, disse il capitano con una certa emozione.”

Questo era il colloquio fra il capo della mafia locale, don Mariano Arena e il capitano dei carabinieri, Bellodi, nativo di Parma, da "Il giorno della civetta" di Leonardo Sciascia

1 commento:

Anonimo ha detto...

C'è sempre più la tendenza a voler considerare i cittadini come sudditi, a voler esautorare i cittadini e gli organi elettivi previsti dalla Costituzione e dalle leggi del loro diritto/dovere ad un controllo democratico dell'operato degli eletti, una sempre maggior arroganza della "casta" e delle "castine" nei confronti di chi ragiona con la propria testa, per cui comportamenti come quello dell'assessore (ora ex) leghista meritano rispetto, comunque la si pensi
Io in genere mi firmo sempre. Stavolta no. Sono un semplice "cittadino", con la C maiuscola, di Busto

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