Alessandro Berteotti

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lunedì 17 ottobre 2011

Il verme dentro la mela

I fatti accaduti a Roma durante la manifestazione degli "Indignati" mi fanno entrare di getto tra coloro che ora si dichiarano indignati. Indignato di come una nazione, uno Stato sovrano, nella propria capitale, possa essere ferito in modo così profondo e devastante da un manipolo di criminali senza volto e senza fede.
Qui la politica c'entra poco: questi sono criminali. Probabilmente migliaia di articoli sono stati scritti su questo argomento ed il mio pensiero si perderà come una goccia nell'oceano di coloro che vogliono dire la loro.
In realtà, io non voglio solo dire la mia, ma lasciare un ricordo. Accadrà ancora che durante una pacifica manifestazione il verme dell'intolleranza, della violenza fine a se stessa e della vigliccheria spinga pochi criminali a sfasciare cose e rompere vetrine per scaricare la loro rabbia, nascondendosi dietro una identità plurima e anonima: "siamo in tanti, quindi non siamo nessuno".
Ebbene, questo deve finire. Non per un decreto del Governo, ma per la volontà popolare. Certo, ora si scatenerà la solita politica che prenderà l'occasione per dare un giro di vite alle manifestazioni: dopotutto, questo fa solo comodo a questo Governo in questo momento. L'opinione pubblica è molto sensibile a queste cose.
Allora io mi rivolgo agli organizzatori della manifestazione degli Indignati a Roma e a tutti quelli che vorranno organizzare civili e pacifiche manifestazioni in ogni altra sede: siate ben certi di poter governare dall'interno la situazione dell'ordine pubblico, create una rete di protezione da queste bande di scalmanati, oppure questi vermi giocheranno a mangiare la vostra bella mela. Quello che di buono volevate testimoniare, ora è cancellato da atti di sconsiderata violenza, e per giorni, settimane, la gente parlerà "dei terribili atti di Roma" e non ricorderanno più nulla del perchè decine di migliaia di pacifici manifestanti erano lì. Anzi, qualche organo di comunicazione farà in modo di far credere che, alla fine, quei criminali non erano altro che la frangia estrema dello stesso movimento...
Non è possibile dare il carico e la responsabilità della sicurezza e di tutto ciò che accade in una manifestazione solo alle Forze dell'Ordine, visto che in occasioni normali essi non hanno nemmneno la benzina da mettere nelle auto di pattuglia. E' quindi necessario che proteggiate il senso, il valore delle vostre proteste da questi parassiti, in cerca solo del modo di soddisfare in modo anonimo il loro istinto distruttivo e violento.
Questi vermi vanno scacciati e isolati, dalle manifestazioni e dalla società. Io non sono sicuro che essi non siano parte di un piano strumentalizzato da alcuni settori deviati dello Stato, che approfittano di queste manifestazioni per cacciarvi dentro segnali di paura, per tenere lontana la gente e la protesta: la madre del verme. Ma qui rischierei di avventurarmi in parallelismi da thriller fantapolitico e senza riscontri oggettivi si corre il rischio di diventare patetici.
Ecco perchè ritengo che, invece, la prima mossa nella difesa di principi e valori ispiratori delle manifestazioni debba venire dall'interno delle organizzazioni. Un compito oneroso, ma fondamentale per non trovarsi inopportunamente dalla parte di coloro che hanno perso quello che volevano difendere.

1 commento:

alberto pirani ha detto...

Stavolta condivido solo in parte la tua analisi. I BB sono sì costituiti da individui portati alla violenza per la violenza, sono organizzati e si spostano con tecniche precise ma il livello di "danno" che provocano dipende dall'atteggiamento del governo del paese che ospita la singola manifestazione. Può far comodo lasciarli fare per poi fare di ogni erba un fascio e far passare il messaggio che i dimostranti sono tutti violenti e quindi pericolosi. A Genova è andata sicuramente così, a Roma forse.
Io nel 2001 lavoravo a Genova a venti metri da palazzo ducale ed ero così sicuro che sarebbe successo quello che è poi successo (prove generali di fascismo)che con Milena ce ne andammo alle Maldive nei giorni del G8. La conferma che avevo visto giusto me la diede una persona di Catania che conoscemmo sulla spiaggia a marina di Noto e che, parlando, si rivelò essere un "celerino" che aveva operato a Genova. A Genova, buttò lì una frase un giorno, è successo quello che doveva succedere. Non ne avevo mai avuto alcun dubbio

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