Alessandro Berteotti

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lunedì 1 febbraio 2010

Un lavoro che soffoca

Mi spiace riprendere questo interessantissimo discorso dopo una settimana: i temi che ho in mente vorrei riuscirli a sviluppare in molto meno tempo, ma purtroppo per mangiare occorre proprio lavorare e questo spesso non lascia tempo per altre cose, seppur interessanti e propositive.
Proprio in questi giorni ho potuto riflettere su di un aspetto del lavoro, che è la sua trasformazione durante questi ultimi 20 anni. Come dicevamo la volta scorsa, il lavoro si è trasformato, c'è meno mano d'opera grezza e più aspetti tecnici anche nelle attività manuali. Non è infatti strano trovare che nelle fabbriche produttive siano presenti in reparto giovani e meno giovani diplomati, spesso periti e qualche volta anche giovani laureati che stanno facendo tirocinio.
Qualche volta mi è capitato di trovare anche laureati che erano in fabbrica come operai oramai da diverso tempo, oltre quello previsto contrattualmente per il passaggio ad altre mansioni: talora era una scelta personale per l'attaccamento che provano al loro reparto e alle persone che vi lavorano.
Ma anche tra gli impiegati cosiddetti "di concetto" le cose sono cambiate. L'entrata in gioco di computer portatili, di linee di collegamento veloci, e soprattutto l'utilizzo diffuso dei cellulari ha reso più stretto e continuo il legame tra certe figure professionali interne all'azienda.
Alcune funzioni che temporalmente richiedono una copertura continua, anche remota, vengono ora svolte con queste apparecchiature; oppure, se anche un dipendente esce dall'ufficio alla solita ora, può essere contattato facilmente via cellulare e se questo ha un computer, può collegarsi anche da casa per prestare la sua opera.
Tutto questo spesso non è retribuito, ed aumenta notevolmente il monte ore di chi opera o offre supporto in questi termini. Ma in queste condizioni diventa difficile anche una trattativa: si accetta perchè non ci si può rifiutare o perchè si vede la possibilità di utilizzare parzialmente questi beni anche a proprio vantaggio, ma non è mai così.
Il cellulare diventa una sorta di giunzaglio che arriva fino al vostro orecchio e il computer è la vostra scrivania che vi segue talvolta anche in vacanza. La vostra vita è sconvolta, diventa difficile riuscire a gestire questi rapporti senza entrare in una sorta di esaurimento nervoso, dovuto alla necessità di conciliare in modo completamente nuovo e non sempre sereno le proprie esigenze familiari.
In questi casi, il lavoro può soffocare i rapporti familiari e perfino causare seri danni al proprio equilibrio psicofisico, se non uccidere.
Ma noi ci accorgiamo di queste cose? Ovviamente stiamo parlando di lavoratori dipendenti, che però vedono il loro lavoro trasformato sempre più in un approccio di tipo "professional", cioè di alto profilo per quanto riguarda le conoscenze specifiche, fino a diventare quasi consulenziale.
Ricordiamoci di questo aspetto più avanti, quando parlerò di fiscalità, perchè credo che potrà essere un anello di congiunzione tra la mia visione delle cose e quello che accade ora.
Non scordiamo però che il libero professionista sceglie liberamente di porre al servizio degli altri le proprie conoscenze e abilità, ricavandone un compenso adeguato, mentre il lavoratore dipendente non lavora per se ma per l'azienda, che spesso non gli riconosce nemmeno i meriti e le qualità che gli dovrebbero spettare. E di questo parlerò la prossima volta.

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