Alessandro Berteotti

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Non ho verità da regalare, solo un pensiero libero, che liberamente lascio al vostro commento

sabato 7 novembre 2015

E' passato tanto tempo dall'ultima volta che ho scritto qualcosa nel mio vecchio blog.
Tante cose sono cambiate, tante storie si sono intrecciate, confuse, sgualcite... Siamo umani e certe volte per amore facciamo le stupidaggini più grosse.
Ho sentito in queste sere la necessità di tornare. Di tornare a scrivere, come facevo fino a due anni fa e come avrei voluto continuare a fare. A raccontare della vita. Ma poi la vita mi ha colpito, mi ha distratto.
Ora ritorno, non so neanche perché. Non mi interessa più parlare di politica, ma di persone.
Di fatti e di persone. Di fatti concreti che possano interessare ancora chi ha una speranza di poter cambiare qualcosa, dentro e fuori di se.
Avrei voluto aprire un nuovo blog e chiamarlo Classe1958. Il perché lo capirete se avrete la voglia e il coraggio di seguirmi in questo percorso.
C'è un solco tra il prima e il dopo. Non sto a raccontare il perché. Solo che adesso c'è il dopo.
E riparto da una data: 9 novembre 2015. Era sul mio calendario da 34 anni. Esattamente, era il mio trentaquattresimo anno di lavoro, che unito all'anno di militare mi avrebbe consegnato il diritto alla pensione. Secondo le regole che mi erano state date quando iniziai a lavorare. Come mi sembrava lontana quella data...
Ora che l'ho raggiunta, so che avrò almeno altri nove anni di lavoro. Almeno.
Chi ha cambiato le leggi lo ha fatto sicuramente pensando al bene e all'interesse della nazione, ma non ha pensato che per qualche milione di persone sarebbe cambiata la vita.
Anche questo c'è nel solco che ho attraversato. La consapevolezza che le regole possono cambiare, ma che qualche volta chi le cambia ha ragioni che ignorano la fragilità e l'interesse dei singoli.
Il bene comune è un'utopia, oggi più che nel passato. Ma questa utopia è anche l'unica speranza che abbiamo di poter pensare che un sacrificio fatto oggi possa essere di utilità a chi ci seguirà.
Che io lavorerò di più perché i miei figli possano avere un lavoro, un futuro.
Lo spero con tutto il cuore.

2 commenti:

alberto pirani ha detto...

Io invece in questi due anni ho scritto tanto, di persone, di senso della vita, di speranze e di delusioni, di etica e di questione morale. Ho scritto poco di economia, poco di politica nazionale e niente di politica locale dove, mi sembra, si è ancora alla ricerca dellla sintesi. Bentornato, Alessandro; penso che immagini quanto ciò mi faccia piacere. Ci ritroviamo un po' meno giovani, un po' più acciaccati, un po' più feriti ma c'est la vie. Sono contento che il primo commento al tuo ritorno sia il mio.
VALE

Erica ha detto...

Ciao Alessandro, forse non avrò molto tempo, ma passerò a trovarti.
Lavorerò perché tu possa andare in pensione un po' prima, come è giusto, e perché lo possano fare i tuoi figli, potendo vivere dignitosamente.
Ti saluto con affetto. Oggi olio le persone vere, quelle che la vita vera segna, e i fatti , sono ciò che contano. Abbiamo condiviso un sogno, ma si sta dileguando.
A presto
Erica

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