Lunedì scorso 20 ottobre abbiamo avuto la giornata di protesta, indetta dal PD nazionale, denominata "Pendolari sull'orlo di una crisi di nervi". Al di là del titolo, in quanto pendolare e da parecchi anni impegnato nel rappresentare le esigenze di coro che, praticamente ogni giorno, si spostano verso una città di riferimento dove studiano o lavorano, mi sento di proporre alcune riflessioni su questo argomento.
Iniziamo dal livello locale: Busto Arsizio si appresta a diventare la città delle tre (?) stazioni, privilegio che tocca a ben pochi centri in Italia. L'erigenda stazione di Castellanza, infatti, si trova completamente nel territorio di Busto, in quella zona dove i limiti urbani sono ormai labili e difficilmente riconoscibili. Ma tre stazioni a poche centinaia di metri di distanza lasciano perplessi gli utenti di LeNord e Trenitalia, i quali da tempo attendo una parola certa su questo argomento.
Quanti treni passeranno ogni ora, dove fermeranno, come funzionerà la tratta per Malpensa non Express, e via dicendo.
Sempre collegato al tema del pendolarismo, ma con riferimenti rivolti al nostro comune, persiste il problema dei parcheggi auto, moto e biciclette. Per le auto si sta un po' meglio alle Nord, ma la vergogna alle Stato è che tutta l'area Hupac resta da oltre 10 anni inutilizzata.
Ho già avuto modo di esprimere il mio parere e la mia indignazione per questo fatto, senza di fatto raccogliere altro che aria fritta. Senza una iniziativa più consistente non si andrà da nessuna parte, per cui CHIEDO A TUTTI COLORO CHE VOGLIONO PARTECIPARE AD UNA AZIONE VOLTA A RICIEDERE L'USO DI QUESTA AREA PER I PENDOLARI DI METTERSI IN CONTATTO CON ME. FATE GIRARE LA VOCE.
Per moto e biciclette ormai, oltre a quanto realizzato, poco più di un palliativo, sarà ben difficile ottenere qualcosa di più. Il progetto di bike sharing, benchè sia stato rilanciato da noi per primi in provincia, è stato ormai realizzato a Varese ma non a Busto.
Sul piano più generale del servizio ferroviario, la mancanza di finanziamenti certi, visti i tempi grami anche per la finanza nazionale, impone attenzione verso tutti i programma già annunciati di rinnovamento del parco mezzi circolanti e sull'acquisto di nuove composizioni per migliorare l'ospitalità dei treni.
Certo, se poi le carrozze vengono sporcate e insudiciate dagli stessi utenti, viaggeremo sempre in condizioni precarie. Un po' di controllo e di educazione civica la possono fare anche i passeggeri, quando ad esempio qualcuno appiccica la gomma da masticare al sedile, solo per il gusto di sporcare i pantaloni o le gonne dei prossimi occupanti, piuttosto che usare il sedile di fronte per poggiare i piedi, come se si fosse in un telefilm americano, oppure lordando con scritte non sempre intelligenti la carrozza o intagliando con coltelli e temperini il vagone.
Cosa voglio dire con questo? Che chi viaggia per un paio d'ore al giorno sulle carrozze dei treni, alla fine, considerato lo scarso livello di pulizia atteso dall'ente gestore, deve cominciare ad avere più cura personalmente del posto su cui si siede. Quando riesce a sedersi, perchè in moltissimi casi, i treni di punta trasportano più persone in piedi che sedute.
Con il qudruplicamento (per la verità solo raddoppio) della tratta Bovisa-Cadorna, era logico aspettarsi un aumento dei treni pendolari, almeno per la parte FNM, invece i passaggi sono stati solo "sistemati", aggiustati senza aggiungere ulteriori treni. Si è un po' decongestionato il sistema, ma non si è sciolto il nodo.
Ora, all'interno del tavolo sul Trasporto Locale, si parla addirittura di una riduzione del numero dei treni in transito dal nodo di Milano (circa 700 al giorno), e di un aumento a due cifre percentuali (maggiore del 10%) delle tariffe applicate dal 2009. A fronte di che? Solo promesse?
E' forse giunto il momento di comprendere una cosa: i pendolari sono disposti a pagare per un servizio migliore, ma solo quando esso sarà realmente disponibile. Non possiamo accettare altre cambiali in bianco. Questo gli enti gestori se lo devono mettere bene in testa, altrimenti si passerà a forme concrete di protesta. I tempi sono maturi.