Un mio amico mi suggerisce che agosto è il mese giusto se devi fare qualche cosa che sfugga all'opinione pubblica, troppo distratta dalle ferie di agosto. Lo scorso anno il Governo fece la porcata della privatizzazione dell'acqua, oggi è la volta del cambio dei direttori delle testate fedeli al Governo. Con un gioco di trottola mica da ridere.
Vediamo: cominciamo con il piatto forte, il rientro di Vittorio Feltri come direttore al Giornale, quotidiano di famiglia di Berlusconi e del partito; al suo posto, a Libero (chissà perchè questi nomi mi suonano falsi) prende la direzione ad interim Gianluigi Paragone, già vice di Feltri e prima direttore de La Padania, quotidiano leghista, e di Rete55, la televisione locale più vicina ai fatti di Busto Arsizio.
Paragone però è in attesa di un riscontro definitivo per un posto in RAI, come vicedirettore di TGUno. Risolto in qualche modo il caso Paragone, a Libero entrerà Maurizio Belpietro, altro nome famoso della cerchia del Premier, proveniente da Panorama. A lasciare il Giornale è Mario Giordano, che assumerà la guida del telegiornale di Canale5, il TG5. Pare proprio che parte della responsabilità di questo frullato di direttori sia stato innescato dalla reticenza con la quale Giordano abbia sostenuto il Premier nelle recenti vicende che lo hanno visto protagonista dello scandalo rosa dell'estate.
D'altra parte Giordano è tutt'altro che stupido e incoerente. Cattolico e padre di famiglia (ha quattro figli), non può aver digerito bene la questione dei festini di Berlusconi, ormai supportati da una abbondante documentazione anche giudiziaria. La sua reticenza è stata punita.
A chiudere il giro dei direttori rimane Giorgio Mulè, che assume la direzione di Panorama proveniendo da Studio Aperto, il telegiornale di Italia1.
Vediamo: cominciamo con il piatto forte, il rientro di Vittorio Feltri come direttore al Giornale, quotidiano di famiglia di Berlusconi e del partito; al suo posto, a Libero (chissà perchè questi nomi mi suonano falsi) prende la direzione ad interim Gianluigi Paragone, già vice di Feltri e prima direttore de La Padania, quotidiano leghista, e di Rete55, la televisione locale più vicina ai fatti di Busto Arsizio.
Paragone però è in attesa di un riscontro definitivo per un posto in RAI, come vicedirettore di TGUno. Risolto in qualche modo il caso Paragone, a Libero entrerà Maurizio Belpietro, altro nome famoso della cerchia del Premier, proveniente da Panorama. A lasciare il Giornale è Mario Giordano, che assumerà la guida del telegiornale di Canale5, il TG5. Pare proprio che parte della responsabilità di questo frullato di direttori sia stato innescato dalla reticenza con la quale Giordano abbia sostenuto il Premier nelle recenti vicende che lo hanno visto protagonista dello scandalo rosa dell'estate.
D'altra parte Giordano è tutt'altro che stupido e incoerente. Cattolico e padre di famiglia (ha quattro figli), non può aver digerito bene la questione dei festini di Berlusconi, ormai supportati da una abbondante documentazione anche giudiziaria. La sua reticenza è stata punita.
A chiudere il giro dei direttori rimane Giorgio Mulè, che assume la direzione di Panorama proveniendo da Studio Aperto, il telegiornale di Italia1.
Il tutto, ma qui siamo nel pettegolezzo, condito da stipendi milionari, smentiti dai diretti interessati (si parla di 3 milioni a Feltri, 5 a Belpietro, oltre a svariati premi milionari) senza però precisare quanto effettivamente percepiranno di stipendio e premi.
Mi vengnono spontanee alcune considerazioni.
Uno: giornali di famiglia, emittenti televisive di famiglia...tutto questo balletto ruota intorno all'informazione targata Berlusconi, unico Presidente del Consiglio di un paese occidentale inserito nell'Unione Europea e nella NATO in grado di avere al proprio servizio stampa e televisione. Infatti, oltre a controllare direttamente queste testate, controlla la RAI, televisione di Stato, e la raccolta pubblicitaria, vero motore di tutto il sistema dell'informazione.
Due: il valzer dei direttori sta anche a significare che se qualcuno sgarra, paga. O si è fedeli alla linea, o si salta. E per farlo, non ci sono mezze misure. Questo però si riversa sulle redazioni e su tutti i collaboratori ed il personale di queste testate. Chi è dentro queste cose e le conosce (anche senza scomodare Montanelli: rileggetevi cosa disse di Berlusconi quando lasciò il Giornale dopo averlo fondato), sa quali siano i sistemi coercitivi che vengono esercitati sui lavoratori. Uso con forza questo termine, per sottolineare che lavorare in un'azienda di informazione non vuol dire necessariamente condividerne le linee politiche (più che editoriali, anche se spesso coincidono), ma che così si rischia di vedere applicate forme di mobbing se si espimono pareri ed idee diverse da quelle attese.
Tre: nascosto in mezzo a tutto questo ritorna a Il Giornale un certo Renato Farina, ex agente segreto con il nomignolo di "Betulla" e giornalista già espulso dall'ordine, colui che recuperò il filmato con l'uccisione di Quattrocchi e che ora è parlamentare del PdL. Condannato a sei mesi per favoreggiamento sul caso Abu Omar, ebbe la condanna trasformata in una multa di 6.800 euro.
Per questo chiudo questo mio post augurando a tutti coloro che avranno avuto la benevolenza di leggermi fino qui i migliori auguri per un sereno Ferragosto e con il quarto punto, forse quello più importante: l'articolo 21 della Costituzione Italiana. L'articolo che sancisce la libertà di stampa e, considerati i tempi che cambiano, la libertà di informazione. Quello che nella costituzione americana è il Primo Emendamento.
Noi ce ne scordiamo spesso, chi governa con queste leve tra le mani può cambiare le regole del gioco ed aver citato Farina sta a sottolineare questo: fu espulso dall'Ordine dei Giornalisti perchè inventò notizie false sul conto dei politici del Centrosinistra ed in particolare Prodi. Ma questo l'opinione pubblica non lo sa, e lui è ora parlamentare. Non so se domani sarà fra coloro che andranno a visitare i carceri italiani, ma penso che in ogni caso egli dovrebbe riflettere.
Fatelo anche voi. Auguri.
«Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili.
In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell'autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all'autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s'intende revocato e privo di ogni effetto.
La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica.Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni. »
(Costituzione della Repubblica Italiana, Articolo 21)
Mi vengnono spontanee alcune considerazioni.
Uno: giornali di famiglia, emittenti televisive di famiglia...tutto questo balletto ruota intorno all'informazione targata Berlusconi, unico Presidente del Consiglio di un paese occidentale inserito nell'Unione Europea e nella NATO in grado di avere al proprio servizio stampa e televisione. Infatti, oltre a controllare direttamente queste testate, controlla la RAI, televisione di Stato, e la raccolta pubblicitaria, vero motore di tutto il sistema dell'informazione.
Due: il valzer dei direttori sta anche a significare che se qualcuno sgarra, paga. O si è fedeli alla linea, o si salta. E per farlo, non ci sono mezze misure. Questo però si riversa sulle redazioni e su tutti i collaboratori ed il personale di queste testate. Chi è dentro queste cose e le conosce (anche senza scomodare Montanelli: rileggetevi cosa disse di Berlusconi quando lasciò il Giornale dopo averlo fondato), sa quali siano i sistemi coercitivi che vengono esercitati sui lavoratori. Uso con forza questo termine, per sottolineare che lavorare in un'azienda di informazione non vuol dire necessariamente condividerne le linee politiche (più che editoriali, anche se spesso coincidono), ma che così si rischia di vedere applicate forme di mobbing se si espimono pareri ed idee diverse da quelle attese.
Tre: nascosto in mezzo a tutto questo ritorna a Il Giornale un certo Renato Farina, ex agente segreto con il nomignolo di "Betulla" e giornalista già espulso dall'ordine, colui che recuperò il filmato con l'uccisione di Quattrocchi e che ora è parlamentare del PdL. Condannato a sei mesi per favoreggiamento sul caso Abu Omar, ebbe la condanna trasformata in una multa di 6.800 euro.
Per questo chiudo questo mio post augurando a tutti coloro che avranno avuto la benevolenza di leggermi fino qui i migliori auguri per un sereno Ferragosto e con il quarto punto, forse quello più importante: l'articolo 21 della Costituzione Italiana. L'articolo che sancisce la libertà di stampa e, considerati i tempi che cambiano, la libertà di informazione. Quello che nella costituzione americana è il Primo Emendamento.
Noi ce ne scordiamo spesso, chi governa con queste leve tra le mani può cambiare le regole del gioco ed aver citato Farina sta a sottolineare questo: fu espulso dall'Ordine dei Giornalisti perchè inventò notizie false sul conto dei politici del Centrosinistra ed in particolare Prodi. Ma questo l'opinione pubblica non lo sa, e lui è ora parlamentare. Non so se domani sarà fra coloro che andranno a visitare i carceri italiani, ma penso che in ogni caso egli dovrebbe riflettere.
Fatelo anche voi. Auguri.
«Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili.
In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell'autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all'autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s'intende revocato e privo di ogni effetto.
La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica.Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni. »
(Costituzione della Repubblica Italiana, Articolo 21)
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