Mi sono chiesto tante volte cosa avrei fatto se fossi nato in Pakistan o in Guatemala, in Cambogia o in Darfur, quale sarebbe stata la mia prospettiva di vita o, per meglio dire, di sopravvivenza. Mi sono chiesto anche come mai tanta gente che vive qui da noi, nella nostra occidentalità, cerchi sempre di migliorare le proprie condizioni di vita e di lavoro. Se hai una casa, una macchina, stai al caldo e non ti manca il cibo, non dovrestri avere preoccupazioni, ansie, invidie che ti opprimono la vita. Eppure non è così: facciamo fatica ad essere felici del molto che abbiamo e rimpiangiamo sempre il nulla che ci manca. Pensiamo che i nostri figli debbano avere il meglio e pretendiamo che le loro cose siano sempre alla moda, altrimenti che figura ci fanno con gli amici?
Ma per chi non ha nulla, tutto questo si capovolge. La felicità si trova nelle piccole cose, tante volte si è felici quando la mattina ci si sveglia e si scopre di essere ancora vivi, di avere vicino i fratelli ed i genitori, oltre ai tanti altri che ti circondano. Non hai paura di stare vicino ad altri, perchè nella tua "tribù" le regole di vita sono semplici: cercare di arrivare a domani nel migliore dei modi. Procurarsi il cibo molte volte richiede sforzi e sacrifici, poi non è quasi mai un'operazione personale, si lavora con gli altri per trovare le risorse per tutti.
Non è un mondo ideale, anzi tutt'altro, e chi ci vive lo sa bene. Noi che stiamo da questa parte del mondo pensiamo che chi sta nella parte meno "civilizzata" non ci conosca, idealizzi una sorta di vita diversa da come noi la intendiamo. Ma chi ha frequentato quei luoghi sa che le cose sono ben diverse, oggi le tecnologie (internet, tv satellitare) permettono di vedere fatti e situazioni che sono poi esportate fino agli angoli più remoti del pianeta.
La vita in Africa è oltre la soglia di povertà per decine di milioni di persone, ogni giorno muoiono migliaia di bambini per la fame e per la sete, cosa che se dovesse succedere da noi sarebbe nei titoli di apertura dei telegiornali. Ma quanto vale una vita umana? Quanto vale se è africana, europea o asiatica? C'è una molla che scatta nella nostra mente, che probabilmente non ci è presente a livello cosciente, ma che applichiamo tutte le volte che vediamo immagini di bambini con il volto scavato, le ossa che affiorano dalla pelle e le pancie enormi, che ci fa provare tenerezza e amarezza per quei piccoli e le loro famiglie, ma non ci indigna, non ci fa urlare di rabbia per il disprezzo della vita, come invece facciamo quando si tratta di staccare una macchina ad un malato terminale per porre fine alle sue sofferenze. E' giusto tutto questo?
E' giusto tenere lontano chi affronta mille difficoltà per scappare da una situazione di fame, di ingiustizia, di guerra, per venire da noi per cercare un minimo di benessere per sè e per la famiglia che lascia nel suo paese?
Sono culture diverse che cozzano, legate a pratiche e religioni che talvolta si odiano e sicuramente si osteggiano, perchè non si considera la persona, la dignità della vita spesso offesa e disprezzata da pratiche abominevoli, come l'infibulazione. Questo ce le rende persone perfino sgradevoli e aumenta il nostro disagio nel trovarci fianco a fianco su di un autobus, quando i colori e gli odori si mescolano.
Classifichiamo le persone per la loro appartenenza etnica e su queste mettiamo delle tare, come con gli zingari e i rumeni: ladri e stupratori. Allora quando un giocatore di calcio segna gol a valanga e fa vincere scudetti all'Inter è un mito da coprire di soldi, quando se ne va ritorna ad essere uno zingaro da coprire di insulti e sputi, ed avete capito di chi parlo. Nelle classificazioni conta poi il genere (maschio o femmina) e la razza (bianca o altro colore): se sei femmina e bianca, vai bene, benissimo perchè se sei giovane puoi prostituirti, se sei di mezza puoi fare la badante, sottopagata e spesso non in regola.
Sappiamo poi che la Lega fomenta questi riti tribali, con manifesti che inneggiano alle riserve indiane e con ministri che teorizzano di usare le navi da guerra per la difesa delle coste italiche dall'invasione delle orde musulmane. Nel quasi completo silenzio della Chiesa, troppo spesso su posizioni di tolleranza a queste ed altre affermazioni quando governa la Destra, e questo mi dà veramente un grandissimo dolore ed un forte senso di disagio.
Eppure se c'è una cosa di cui sono certo è che la società viaggia ad una velocità più grande di quella che noi stessi percepiamo. Già oggi abbiamo aziende che sono di proprietà di persone che dovremmo definire "di origine extracomunitaria", ma che stanno facendo crescere come italiane.
Come già successo nella storia, tra una o due generazioni loro saranno integrati, forse saranno più italiani degli italiani di nascita attuale, addirittura saranno loro che chiederanno allo Stato (governato da un nero? di colore di pelle, intendevo; nel senso politico, lo siamo già oggi) di essere difesi da qualche altra minaccia culturale e razziale (extraterrestri?).
Ammesso che tra un paio di generazioni l'Uomo esista ancora.
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