Non occorre avere una laurea in pedagogia per capire che il periodo di tempo riservato alle mamme lavoratrici, chiamato “astenisone obbligatoria post partum”, retribuito per i primi mesi, non sia un privilegio ma un diritto inalienabile , obbligatorio e previsto dalla legge.
Questo il senso delle prime parole con cui una donna, mamma e pedagoga, ha iniziato una lettera aperta al ministro Gelmini per confutare la tesi di questa, che aveva dichiarato di aver sospeso solo per pochi giorni la propria attività istituzionale dopo il parto e definendo di conseguenza un “privilegio” l’astensione che spetta invece al resto delle mamme lavoratrici.
La lettera mi ha colpito particolarmente, e prima di me aveva già colpito migliaia di persone che hanno avuto modo di leggerla e commentarla, per la serietà delle argomentazioni e per la fiera difesa dei diritti delle mamme e delle donne in generale.
Mia moglie non lavora, ma ha avuto tre figli, ed ho potuto apprezzare (senza oneri né per lo Stato né per l’eventuale datore di lavoro di mia moglie) come questi periodi siano stati particolarmente intensi dal punto di vista emotivo, sia mio che suo.
Ritengo, da maschio che non partorisce, ma segue tutta l’evoluzione del figlio dal concepimento a quando termina lo svezzamento, che sono tantissime le cose che accadono dentro la vita di una famiglia, determinate dalla nascita di un figlio.
Dagli stravolgimenti delle abitudini, dei tempi (soprattutto del riposo notturno), degli equilibri psicologici e di coppia, ma soprattutto di quanto sia intenso il legame fra madre e figlio in quel periodo.
Afferma in proposito Rosalinda Gianguzzi, autrice della lettera: “Basta guardare il regno animale per rendersi conto come le femmine di tutte le specie non si allontanano dai cuccioli e dedicano loro attenzione massima e cura FINO ALLO SVEZZAMENTO Non è una legge specifica relativa agli umani, ma della natura tutta. Procreare, infatti, implica delle responsabilità precise, è una scelta di vita, CHE SE CAMBIA IL COMPORTAMENTO ANIMALE, A MAGGIOR RAGIONE CAMBIA LA VITA DI UNA DONNA”.
Ora, il ministro Gelmini, donna, può decidere che per lei sia più importante la sua carriera politica che la vita da madre, ma ciò non implica che lei abbia il diritto di dettare regole di vita e comportamentali a tutto il genere femminile.
Ed un altro passaggio intenso è dedicato proprio alla famiglia: “Sbaglia chi crede che l'arrivo di un figlio, non comporti cambiamenti nella propria vita. Un bambino non chiede di nascere, fare un figlio non è un capriccio da togliersi, ma una scelta di servizio, di dono di se stessi e anche del proprio tempo. Non sono i figli che devono inserirsi nella nostra vita, siamo noi che dobbiamo cambiarla per renderla a loro misura. Se non facciamo questo, potremmo fare crescere bambini soli, senza autostima e con poca sicurezza di sé. Bambini affamati di attenzioni, perché non gliene è stata data abbastanza nel momento in cui ne avevano massimo bisogno, cioè i primi mesi di vita. L'idea che non capiscono niente, che non percepiscono la differenza ad esempio tra un seno materno e un biberon della tata, è solo nostra. Ciò non vuol certo dire che tutti bambini allattati artificialmente o che tutti bambini con genitori che tornano subito a lavoro, saranno dei disadattati. Ma bisogna fare del nostro meglio per farli crescere bene, come quando in gravidanza assumevamo l'acido folico, per prevenire la "spina bifida".
Ora mi chiedo: a che pro la Gemini ha potuto fare un’uscita di questo tenore? Per procacciarsi l’attenzione dei media, per dimostrare di essere capace di intendere al proprio compito pur avendo una famiglia da tirare avanti? Mi auguro e le auguro intensamente che lo abbia fatto soprattutto per questo secondo motivo, più di modo che di contenuto, altrimenti dovremo seriamente porre il problema di quanto possano valere le lotte di emancipazione delle donne, tese al riconoscimento dei loro diritti sociali ed economici.
Ma certo, di fronte ad una società che usa del corpo femminile in ogni contesto, per pubblicizzare un cemento edile, ad esempio, o di qualsiasi altro tipo che pure abbia come ricettore finale un uomo, o quel che ne resta, dobbiamo seriamente porci anche il problema dell’uso dell’immagine femminile.
E dovremo anche imparare ad avere una diversa dipendenza dal denaro, perché se una donna butta alle ortiche la propria femminilità, il proprio corpo, la propria maternità, questo ha un nome che riconduce alla professione più antica del mondo.
Questo il senso delle prime parole con cui una donna, mamma e pedagoga, ha iniziato una lettera aperta al ministro Gelmini per confutare la tesi di questa, che aveva dichiarato di aver sospeso solo per pochi giorni la propria attività istituzionale dopo il parto e definendo di conseguenza un “privilegio” l’astensione che spetta invece al resto delle mamme lavoratrici.
La lettera mi ha colpito particolarmente, e prima di me aveva già colpito migliaia di persone che hanno avuto modo di leggerla e commentarla, per la serietà delle argomentazioni e per la fiera difesa dei diritti delle mamme e delle donne in generale.
Mia moglie non lavora, ma ha avuto tre figli, ed ho potuto apprezzare (senza oneri né per lo Stato né per l’eventuale datore di lavoro di mia moglie) come questi periodi siano stati particolarmente intensi dal punto di vista emotivo, sia mio che suo.
Ritengo, da maschio che non partorisce, ma segue tutta l’evoluzione del figlio dal concepimento a quando termina lo svezzamento, che sono tantissime le cose che accadono dentro la vita di una famiglia, determinate dalla nascita di un figlio.
Dagli stravolgimenti delle abitudini, dei tempi (soprattutto del riposo notturno), degli equilibri psicologici e di coppia, ma soprattutto di quanto sia intenso il legame fra madre e figlio in quel periodo.
Afferma in proposito Rosalinda Gianguzzi, autrice della lettera: “Basta guardare il regno animale per rendersi conto come le femmine di tutte le specie non si allontanano dai cuccioli e dedicano loro attenzione massima e cura FINO ALLO SVEZZAMENTO Non è una legge specifica relativa agli umani, ma della natura tutta. Procreare, infatti, implica delle responsabilità precise, è una scelta di vita, CHE SE CAMBIA IL COMPORTAMENTO ANIMALE, A MAGGIOR RAGIONE CAMBIA LA VITA DI UNA DONNA”.
Ora, il ministro Gelmini, donna, può decidere che per lei sia più importante la sua carriera politica che la vita da madre, ma ciò non implica che lei abbia il diritto di dettare regole di vita e comportamentali a tutto il genere femminile.
Ed un altro passaggio intenso è dedicato proprio alla famiglia: “Sbaglia chi crede che l'arrivo di un figlio, non comporti cambiamenti nella propria vita. Un bambino non chiede di nascere, fare un figlio non è un capriccio da togliersi, ma una scelta di servizio, di dono di se stessi e anche del proprio tempo. Non sono i figli che devono inserirsi nella nostra vita, siamo noi che dobbiamo cambiarla per renderla a loro misura. Se non facciamo questo, potremmo fare crescere bambini soli, senza autostima e con poca sicurezza di sé. Bambini affamati di attenzioni, perché non gliene è stata data abbastanza nel momento in cui ne avevano massimo bisogno, cioè i primi mesi di vita. L'idea che non capiscono niente, che non percepiscono la differenza ad esempio tra un seno materno e un biberon della tata, è solo nostra. Ciò non vuol certo dire che tutti bambini allattati artificialmente o che tutti bambini con genitori che tornano subito a lavoro, saranno dei disadattati. Ma bisogna fare del nostro meglio per farli crescere bene, come quando in gravidanza assumevamo l'acido folico, per prevenire la "spina bifida".
Ora mi chiedo: a che pro la Gemini ha potuto fare un’uscita di questo tenore? Per procacciarsi l’attenzione dei media, per dimostrare di essere capace di intendere al proprio compito pur avendo una famiglia da tirare avanti? Mi auguro e le auguro intensamente che lo abbia fatto soprattutto per questo secondo motivo, più di modo che di contenuto, altrimenti dovremo seriamente porre il problema di quanto possano valere le lotte di emancipazione delle donne, tese al riconoscimento dei loro diritti sociali ed economici.
Ma certo, di fronte ad una società che usa del corpo femminile in ogni contesto, per pubblicizzare un cemento edile, ad esempio, o di qualsiasi altro tipo che pure abbia come ricettore finale un uomo, o quel che ne resta, dobbiamo seriamente porci anche il problema dell’uso dell’immagine femminile.
E dovremo anche imparare ad avere una diversa dipendenza dal denaro, perché se una donna butta alle ortiche la propria femminilità, il proprio corpo, la propria maternità, questo ha un nome che riconduce alla professione più antica del mondo.
Chiudo ancora con le parole di Rosalinda (alla fine mi sembra di essere diventato un po’ suo amico): “Si dovrebbe impegnare signor ministro di più nell'analisi dei problemi, per evitare valutazioni errate e posizioni dannose per lei, per gli altri e per il Paese. Perché forse qualcuno potrebbe aver pensato che tutto sommato il suo era un ministero poco importante, che se guidato da un giovane ministro senza competenze specifiche, "non poteva arrecare grossi danni", soprattutto obbedendo ciecamente ai dettami del Tesoro, ma lei con la sua presunzione di voler parlare di cose che non conosce, sta contribuendo a minare il futuro di un'intera generazione. Un'ultima cosa, lei che di privilegi se ne intende bene, essendo un politico, la usi con maggiore pudore questa parola”.
1 commento:
Ciao "amico" grazie per l'attenzione rivolta alla mia lettera, e grazie per come egreggiamente ne hai interpretato il senso.
Sta per uscire un mio libro, proprio su questa lettera per l'inaspettato clamore che ha suscitato.
Non sono in cerca di fama (con un libro del genere forse più in cerca di guai), e sicuramente se desideravo arricchirmi, non percorrevo la strada della scrittrice!
Ma ho voluto raccogliere e dare voce a interventi come questi, perchè penso che la riforma della scuola debba partire da noi.
Perchè penso che uno stato solidale, che è ben diverso da assistenzialista, debba investire nella sua materia prima essenziale, il capitale umano.
Se sei interessato alla mia attività, questo è il blog del libro che uscirà a giorni:
http://educareunasfidapossi.blogattivi.com/admin.php?ctrl=index&blog=1
Posta un commento