Una delle pubblicità più belle che sono mai state fatte (guarda il video) è quella di un professore che entra in aula di una scuola superiore per una lezione e trova sul pavimento un preservativo nuovo. Lo sguardo è intimidatorio e la domanda secca: "Di chi è questo?". Lo sgomento è comprensibile sul volto degli studenti, che si guardano angosciati, fino a quando uno non prende il coraggio a due mani ed alzandosi in piedi afferma: "E' mio!", e subito dopo, uno ad uno, anche gli altri compagni si alzano e ripetono "E' mio", fino a quando la frase non diventa quasi un coro.
Immagino che l'intenzione del marketing dell'azienda fosse quella di suggerire un largo consumo di quel tipo di prodotto; ma dal punto di vista dell'impressione che si ricavava osservando la scena, il pubblico ha la percezione che di fronte al potere tradizionale e un po' bigotto rappresentato dal professore, il quale nella domanda e nel tono con cui la poneva metteva tutta l'intolleranza verso "quella cosa" ripugnante (guardate come la tiene in mano), i giovani erano in grado di assumersi le proprie responsabilità, di essere solidali, di dimostrarsi più maturi di lui stesso e dell'istituzione che comunque non era in grado di capire ed educare, ma solo di reprimere, di minacciare.
Se quel professore oggi avesse le sembianze di Berlusconi e la domanda venisse posta verso chi ieri ha partecipato allo sciopero dei giornalisti contro il bavaglio che il Governo intende mettere alla stampa e alla comunicazione in genere, avremmo una scena più o meno come questa. Il professore a chiedere chi avesse scritto articoli di stampa riguardo alle intercettazioni su mafia, criminalità, malaffare, corruzione, escort, televisione di Stato, ed altre amenità di questo tipo e i giornalisti, per un giorno ancora studenti, alzarsi e dichiarare: "Sono miei!".
Ma la forza di quei giornalisti potrà essere tale solo se il pubblico, la gente, gli elettori smetteranno di credere a ciò che un regime dolce come quello attuale vuole far credere, ed uniti formeranno una diga contro questo bavaglio all'informazione, lasciando agli editori decidere cosa pubblicare, assumendosi le responsabilità di ciò che pubblicano e anche di ciò che non pubblicano.
E sempre in tema scolastico, lasciatemi una battuta: non vorrei che chi "promuove la Libertà" non lo facesso altro che per "rimandare la Galera".
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