Ritorna Natale, ma anche quest'anno, non per tutti. La città per le feste si divide: il centro (o i centri, perchè anche Sacconago e Borsano godono di questo privilegio) illuminato con festoni e luninarie, le periferie grigie e, se non fosse per gli addobbi che ogni cittadino pubblicamente espone, non vi sarebbe alcun segno evidente della festività.
Le luminarie costano, ci dicono, servono sponsor e i commercianti partecipano alle spese. Ma oggi vi sono alcune possibilità che permetterebbero (vedi luci a led che non consumano nulla) di abbassare notevolmente il costo di questa operazione.
Si dice che le luminarie siano il segno del consumismo (visto che le sponsarizzano i commercianti...) ed in parte è vero, ma ormai fanno parte della tradizione e credo che non siano nemmeno tra le pratiche più scandalose. Il Natale è una festa cristiana (si celebra la nascita di Gesù, e da qui la presenza del Presepio "inventato" da San Francesco) e della tradizione nordica (da cui l'albero di Natale illuminato, prima dalle candele, ora da luminarie elettriche), che certamente hanno a che fare con i riti ancestrali legati all'astronomia (sono i giorni più brevi dell'anno).
Sono quindi parte della nostra storia e della nostra coscienza culturale e religiosa. Non si capisce coma mai, allora, vi debbano essere queste differenze tra quartiere e quartiere. Le tasse le paghiamo tutti, fare un contratto di allacciamento con l'ENEL (visto che un nostro consigliere comunale è anche consigliere di amministrazione dell'ente) che comprenda più punti di allaccio non dovrebbe essere nè difficile nè oneroso, anzi si potrebbe sfruttare commercialmente il fatto di proporre la "luminaria a basso consumo" (almeno si potrebbe provare).
All'impresa che piazza le luminarie si darebbe qualche strada in più da gestire ed anche qui la spesa non dovrebbe essere ingente; la gente potrebbe addirittura decidere di autotassarsi per questo (se vi fossero i comitati di quartiere in grado di fare da ammortizzatore tra Amministrazione e cittadini).
Insomma, ancora una volta, con questa provocazione voglio dire che si può fare di tutto, basta volere ed avere un pizzico di fantasia.... ma siamo a Busto e quindi: fine del sogno.
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