Alessandro Berteotti

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martedì 30 dicembre 2008

Il terrore corre sul (telefono) cellulare

Ieri ho parlato dei problemi alla viabilità cittadina e delle contravvenzioni elevate, in questi giorni e non solo, soprattutto per motivo della sosta selvaggia. Non ho accennato alla questione dei parcheggi, che in questi periodi dimostrano tutta la loro inadeguatezza, ma perchè mi prefiggo di trattare prossimamente questo tema.
Oggi invece volevo concetrarmi sulle contravvenzioni non fatte. Non mi capita spesso di circolare in città durante il giorno, vivendo la mia vita diuturna nella splendida metropoli di Milano (la quale, per la verità, non è nè splendida nè metropoli). Ma devo dire che ciò che vedo a Milano non è molto diverso da ciò che osservo nella mia Busto Arsizio.
La cosa che mi dà più fastidio e che mi fa venire spesso i brividi lungo la schiena è la quantità di gente che guida mentre parla tranquillamente al cellulare, senza alcun ritegno, senza alcun tentativo di mascherare la conversazione ad un eventuale tutore dell'ordine la propria flagranza in una di quelle che considero tra le recenti infrazioni al codice della strada, la più odiosa.
Fino ad una decina di anni fa, infatti, questo era uno spettacolo abbastanza raro, ma oggi è praticamente all'ordine del giorno.
La modernità, tra l'altro, ha anche permesso di veder nascere nuovi stili di converasione: coloro che cercano una mitigazione all'infrazione pura, infatti, sfruttando tutta la più moderna tecnologia, non poggiano più il cellulare all'orecchio, ma lo sollevano nell'abitacolo quasi fosse la coppa del mondo di calcio, sembrando descriverne le caratteristiche più intime e nascoste al passante che, ignaro di queste possibilità, pensa all'ennesima follia dell'uomo moderno.
Mia madre ultrasettantacinquenne, infatti, ogni tanto mi racconta di vedere gente che parla da sola in auto, e gesticola, si arrabbia, mostra chiaramente i propri sentimenti, eppure non si ha traccia dell'interlocutore. Allora le spiego che forse quelle persone rispettano, in realtà il codice, in quanto hanno a bordo un vero impianto vivavoce che permette loro di guidare e parlare, tenendo le mani libere.
"Si, ma dimmi: se questi si stanno arrabbiando per motivi di lavoro o per la badante che accudisce il padre novantenne, la quale sta rassegnando le dimissioni e lascia la famiglia nella palta nera, oppure se le questioni sono più profonde e personali, coinvolgono l'emotività della persona, come potrà essa guidare in coscienza senza rischiare l'incidente, senza essere turbata, al punto da non distinguere bene la realtà?" Cosa rispondere a mia madre? Che la sua saggezza supera di gran lunga l'idiozia dei moderni figli e nipoti?
Ed in effetti, come dice anche una celebre pubblicità, questi benedetti cellulari ci hanno proprio cambiato la vita. Pensate solo a quando ci squilla mentre siamo nel "sancta sanctorum", l'unico posto dove nessuno avrebbe prima provato a disturbarci: la toilette (o, per gli amanti del rozzo, il cesso). Ho avuto colleghi che per la foga di rispondere, trovandosi nei bagni aziendali, hanno fatto cadere il cellulare nel water, oppure si assiste involontariamente a comicissime conversazioni, nel medesimo luogo, di compìti colloqui tra altolocate personalità del mondo imprenditoriale o consulenziale, che non vogliono mancare un appuntamento telefonico importantissimo. A quel punto la situazione diventa un invito a nozze per il collega che si trova nell'atrio a fianco, il quale si ricorda di avere mangiato una quantità industriale di fagioli la sera precedente...
In realtà, però, sulla strada non vi è nulla da ridere. Non si può negare che una quantità sempre crescente di incidenti ha come causa innescante il cellulare, per i motivi prima riportati. E la sicurezza sulle strade deve essere il nostro primo impegno, trasformando ogni intervento delle Forze dell'Ordine da repressivo a preventivo. Una multa in meno ed una vita in più.

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