Alessandro Berteotti

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giovedì 13 maggio 2010

Il groviglio della TARSU

Visto che torno a scrivere, tanto vale farlo alla grande. E quindi riparto da quanto mi chiedeva il signor Mario in un precedente post del 6.5.2010, nel quale presenta la sua posizione riguardo la questione Tarsu. Per chi non lo sapesse, TARSU sta per TAssa Rifiuti Solidi Urbani.
Al signor Mario, come ad altre centinaia e centinaia di cittadini di Busto Arsizio è stata emessa una cartella esattoriale a seguito della verifica in corso sulla quesitone dalla società Andreani di Macerata, che ha ricevuto in concessione dall'Amministrazione comunale di effettuare questa indagine a tappeto su dovuto e pagato, che si andrà ad esaurire nel giro di due anni.
L'Amministrazione comunale percepirà per questa operazione due milioni di euro netti, qualsiasi sia l'esito delle verifiche; ma tutto quello che sarà riscontrato in più, sarà guadagno di questa società: soldi di Busto che finiscono lontani dalla città.
E' dunque evidente che sia interesse della società Andreani arrivare ad accertare quanto più possibile, fino al limite del lecito. Anche se evidentemente i cittadini non la pensano così.
Anche perchè i cittadini hanno presentato in questi anni le loro dichiarazioni per la Tarsu seguendo un regolamento che indicava i parametri per la denuncia di stato, mentre ora le verifiche pare vengano fatte in un altro modo, comparabile ma diverso (superficie lorda totale invece che utile calpestabile).
Altra cosa assai grave, oltre al livello sempre più crescente di malcontento dei cittadini, è che la parte politica (Consiglio Comunale) ben poco sapeva di questa cosa prima che io per primo ne parlassi al consiglio del 12 gennaio 2010, ed allora la cosa fu presa quasi come una storiella di poco conto. Oggi siamo quasi all'insurrezione popolare.
Chi ha deciso questa cosa? Il palleggio delle responsabilità è tra uffici e assessorato; in ogni caso, la decisione è stata presa, a mio giudizio, solo ed unicamente sulla base di un facile riscontro economico e non ponderando l'effetto di ricaduta sulla città.
Per la verità, la scelta di mettere le amministrazioni locali alle strette dal punto di vista delle risorse economiche viene dal Governo in carica, che per ottenere un consenso popolare immediato (più populista che popolare) si è inventato l'abolizione dell'ICI sulla prima casa senza pensare ad una misura di compensazione economica che potesse permettere una più agevole gestione della finanza locale.
Il risultato è stato, alla fine, l'arte di arrangiarsi: dovendo far fronte ad una esigenza economica non più coperta da entrate ordinarie, si è pensato di trovare qualche entrata "straordinaria". Di qui il groviglio immane dal quale pare difficile riuscire a dipanare la matassa.
I ricorsi sembrano in alcuni casi improponibili, perchè a fronte della contestazione di 25/30 euro le persone trovano ridicolo spenderne almeno 15 solo in carta bollata e pagano; meno semplice la situazione di chi se ne trova contestate 500, 1000, 5000 e più, per i quali il ricorso è quasi d'obbligo. Senza contare il tono intimidatorio che ha la lettera che riceve il cittadino "moroso".
Ma quali sono le situazioni per le quali scatta la sanzione?
Credo ci siano tre tipologie di "evasori": 1) L'evasore totale, quello sfuggito a tutte le verifiche e che non ha mai eseguito la denuncia degli stabili ai fini della Tarsu, e per cui la sanzione è sacrosanta; 2) l'evasore ignaro, a cui viene sollevata una contestazione errata (la più ricorrente sembra essere la ristrutturazione dei sottotetti), o per dimenticanze in buona fede o per pura non conoscenza delle regole; 3) l'evasore incolpevole, che riceve la contestazione di minore entità, dovuta proprio a minime diversità nei conteggi tra presunto e reale, imputabili proprio ai differenti metodi di calcolo.
Stranamente, ma non troppo, la terza tipologia di "evasore" è quella che tende a pagare subito, per evitare guai maggiori, ma è anche quella che, a ragion di logica, è quella più in regola; la seconda richiederebbe una distinzione, più difficile senza un puntuale accertamento, tra le due categorie, ed anche qui si corre il rischio di veder pagare subito proprio chi avrebbe maggior titolo a resistere, mentre per la prima categoria non esistono giustificazioni, devono solo pagare.
Purtroppo non si è utilizzato questo metodo di approccio, anzi, se vogliamo essere precisi, per una quindicina d'anni il comune si è proprio dimenticato di queste cosucce e le ha lasciate invecchiare, generando anche l'idea di un certo lassismo, lasciando all'onestà del singolo cittadino la corretta applicazione delle regole.
Non ottemperando ad un proprio dovere di controllo, l'Amministrazione ha creato un danno a se stessa, soprattutto per aver utilizzato la politica dell'alleggerimento della pressione fiscale come arma per raccogliere consenso elettorale e non come strumento di equa partecipazione al sostentamento della pubblica amministrazione.
Non si risolve ora la questione semplicemente sanzionando i cittadini per sopperire alle difficoltà economiche correnti.
Occorre invece fare una sana autocritica e rivedere (non senza difficoltà, anche tecniche, dovute alla burocrazia) le regole di queste contestazioni e quindi l'attività in atto da parte del concessionario Andreani (il quale, a mio parere, sta solo svolgendo il proprio qualificato lavoro), eventualmente rimborsando o modificando sostanzialmente gli addebiti per i cittadini "evasori" ignari e incolpevoli.

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