Dunque, i parlamentari ritengono una ingerenza nelle loro specifiche competenze il fatto che il Governo abbia richiesto di adeguare il loro stipendio alle medie europee, con una conseguente riduzione di circa 5.000 euro mensili per questa azione. Con mille parlamentari che affollano la Camera e il Senato, questa semplice azione equivale, facendo due conti, a circa cinque milioni di euro al mese e sessanta milioni l’anno di risparmio. Una sciocchezza, verrebbe da dire. Per cui questo atto avrebbe più che altro una valenza simbolica… mi sia concesso: Col cavolo!
Percependo al minimo 14.000 euro al mese, toglierne 5.000 equivale a lasciare a questi nostri rappresentanti istituzionali 9.000 euro, che equivalgono allo stipendio di un ottimo dirigente aziendale privato. Che di solito lavora 10 o più ore al giorno per almeno 5 giorni alla settimana, se va bene ha l’auto come benefit e poche altre cose. Sempre molto di più di un lavoratore dipendente a stipendio fisso, che a sua volta ha molto di più di un giovane precario a stipendio variabile.
In questa sorta di “catena alimentare” dei valori, si rende evidente che i signori chiamati a rappresentarci lavorano poche ore alla settimana, a giudicare dalle aule parlamentari semivuote che si vedono sugli schermi dei telegiornali e dei canali digitali dedicati. Sono presenti tutti solo quando c’è un voto di fiducia o un atto dove le telecamere e i commentatori di tutte le televisioni si affollano a dimostrare quanto essi siano attivi nel sostenere o nell’opporsi alle misure proposte dal Governo di turno.
Ma mentre costoro, pur avendo un taglio del 30% del loro stipendio continuano a vantare un reddito ben sopra le necessità di una famiglia normale, oltre agli altri benefici che ricevono di rimorchio a questo loro ruolo (non dimentichiamoci che adesso che viene Natale ci sarà un proliferare di regali e regalini da parte di “simpatizzanti”, sostenitori e altro), ai pensionati al minimo, a coloro cui si propone di tagliare la rivalutazione della pensione, a tutti i cittadini che hanno una prima casa a cui viene rimessa l’ICI, a tutti coloro che stanno pagando ora ulteriori accise sul carburante e che vedranno di conseguenza aumentare i costi di beni di consumo dovuti all’aumento dei costi di trasporto, a tutte queste persone non è stato chiesto alcuna “specifica competenza”, si è chiesto di pagare per gli errori di questi anni di politicanti di bassissimo livello e basta. Che paghiamo profumatamente ancora oggi, però.
Abbiamo avuto per quasi quattro anni un Parlamento rissoso che si è occupato più di fare propaganda che non di amministrare un Paese; una maggioranza larghissima si è assottigliata e si è dispersa in lotte intestine, camuffate in vario modo, ma che come hanno prodotto il solo risultato di metterci con il culo per terra. Le frasi del Ministro Fornero, più che le sue lacrime, relative alla questione economica, danno un quadro allucinante eppure estremamente chiaro e nitido di come il precedente Governo Berlusconi abbia creato un autentico cratere nei conti pubblici, tanto da averci portato alle condizioni attuali.
La precedente manovra da 60 miliardi infatti risulta spalmata su di un periodo troppo lungo per portare ad effetti evidenti, ha generato caos e incomprensibili interpretazioni di norme, non ha risanato la situazione economica, spingendo tutti gli indicatori della nostra stabilità economica al limite dei paesi del Terzo Mondo, senza offesa per questi.
L’intervento di Monti e del suo Governo, per quanto criticabilissimo per non essere equo, come dichiarato prima della presentazione della manovra, avendo chiesto ai “soliti noti” di stringere ancora un buco la cinta, senza incalzare sceicchi e ricconi a pagare il dovuto, senza avere posto in essere misure destinate al recupero di liquidità dai capitali scudati o dai redditi più alti, era comunque un intervento doloroso ma necessario perché chi era prima ha demolito lo stato sociale, ha rapinato l’Italia. E questo lo dicono i conti pubblici, l’Unione Europea e tutti i grandi istituti di misura dello stato dei vari Paesi.
Non ci sono giustificazioni: l’incompetenza e l’inefficacia del Governo Berlusconi è definitivamente sancita, anche se però questo non aiuta né l’attuale Governo, né la situazione dei nostri redditi, a sentirci risollevati.
Dovremo patire per anni, per recuperare questa situazione, come dopo Craxi ereditammo un debito pubblico catastrofico: questi fatti li vedo equiparabili alla caduta del muro di Berlino e della crisi mondiale del Comunismo. Questa è la crisi del Buongoverno, del mito della ricchezza per tutti, delle agevolazioni date agli amici e del “tiriamo a campare”. Questo è il risultato del Porcellum e del Parlamento eletto dalle segreterie di partito. Così non funziona, non ha funzionato e non funzionerà. Occorre una svolta, una sterzata decisa negli usi e nei costumi.
Ecco perché è importante allora che questi parlamentari si riducano lo stipendio e magari, come fanno in Giappone, vadano tutti in televisione a chiedere scusa a tutto il Popolo Sovrano degli errori commessi e del danno arrecato al Paese. Di questo, che sarebbe un atto di umiltà dovuto, non c’è però traccia nei programmi di nessuno, se non alla prossima occasione affermare che questo è stato colpa di un avversario politico scorretto.
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