Il mondo occidentale sa che questa notte l'America non voterà solo per il proprio Presidente, ma per le sorti del mondo nel prossimo decennio e forse anche più.
Se io fossi là, domani mattina voterei per Barak Obama, non solo perchè rappresenta il nuovo, per l'impatto d'immagine e perchè Democratico, ma perchè il mondo deve uscire da un tunnel dove l'hanno cacciato affaristi di pochi scrupoli, politici improvvisati, personaggi sempre in bilico tra affari e malavita.
Fu così anche nei decenni passati: chi ha molto potere alla fine rischia sempre di usarlo un po' male, ma soprattutto può commettere gravi abusi, forzare decisioni, manipolare l'informazione e la buonafede di una intera nazione. Bush è riuscito a fondere tutto queto in modo inquietante, e davvero l'intero globo non vede l'ora che la sua era finisca.
McCain rappresenta la continuità di questa linea, forse meno compromessa con determinate frange politiche estremiste, ma basta guardare alla vice che si è scelto il candidato repubblicano per avere più di un dubbio. Sembra essere uscita da una telenovela o da qualche spot pubblicitario: improvvida, incapace, arrogante, si è già dichiarata sconfitta dicendo che comunque si ricandiderà per le elezioni 2012. Ah, dimenticavo: soprattutto inesperta. Come può essere una persona così Governatore dell'Alaska? Eppure questa è la grandezza dell'America.
Questa potrebbe essere la settimana dei neri: per la prima volta un nero, Lewis Hamilton vince il mondiale di Formula Uno, per la prima volta un nero, Barak Obama può diventare Presidente degli Stati Uniti.
Cosa potrebbe rappresentare questo fatto? Essendo l'elezione del Presidente USA un evento mediatico di importanza planetaria, Barak potrebbe dare da subito il segnale di un cambiamento, di una svolta che il mondo attende da anni. Credo dall'11 settembre 2001.
Da allora non abbiamo avuto risposte alle domande del mondo, ma solo nuovi e più inquietanti scenari. Con l'elezione di Obama il mondo dimostrerà che cambiare si deve, ma se vince McCain dovremo tutti iniziare a temere ciò che Orwell diceva nel suo libro 1984.
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