La solidarietà rende grande la Città
È la pratica straordinaria della solidarietà che ha reso grande nei secoli Milano. Ed è sulla solidarietà che dobbiamo misurare ancora oggi l’autenticità della grandezza della nostra Città. Spesso la solidarietà riceve un’interpretazione semplicistica: emotivo-sentimentale nell’ambito personale, benefico-assistenziale in quello sociale. Ma, come sottolinea la recente enciclica Caritas in veritate di Benedetto XVI, la solidarietà esige di essere riscattata da queste visioni parziali, affermandone il ruolo tipicamente sociale e politico. Essa, infatti, persegue il bene non solo individuale ma anche e specificamente comune, è del tutto inscindibile dalla giustizia e include, pertanto, la presenza attiva e responsabile delle stesse Istituzioni ben oltre il pur indispensabile servizio del volontariato.
La solidarietà è inseparabile dalla giustizia e per questo ha una destinazione propriamente sociale. Alla sua radice ci sono sempre gli altri. Sì, gli altri, perché ciascuno di noi, lungi dall’essersi costituito da sé, è in se stesso un dono, un essere che ha ricevuto molto dagli altri. E non c’è solo un debito individuale, ma anche un debito comunitario, che ci lega alle generazioni che ci hanno preceduto. Scriveva Paolo VI nella sua famosa Enciclica sullo sviluppo dei popoli e dell’intera umanità:
«Ogni uomo è membro della società: appartiene all’umanità intera… Eredi delle generazioni passate e beneficiari del lavoro dei nostri contemporanei, noi abbiamo degli obblighi verso tutti, e non possiamo disinteressarci di coloro che verranno dopo di noi a ingrandire la cerchia della famiglia umana. La solidarietà universale, che è un fatto, per noi è non solo un beneficio, ma altresì un dovere» (Populorum progressio, 17).
La solidarietà riveste i tratti del dovere. È un aspetto che viene sottolineato con forza anche dalla nostra Costituzione. Tra i “principi fondamentali” viene affermato il profondo legame tra i “diritti inviolabili dell’uomo” e “l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale” (art. 2). È questo il grande patto sociale che mantiene coesa una città. Qui è in gioco una virtù cardinale, è in gioco la giustizia!
E' davvero importante questo passaggio del discorso del Cardinale, non solo perchè richiama al dovere della carità in quanto virtù teologale, ma anche perchè crea un legame naturale tra la carità e la solidarietà, quasi a legare il dovere morale con il dovere etico e civile.
La solidarietà assume un valore ancora più elevato con il richiamo alla Costituzione Italiana, e sicuramente questo è uno dei passaggi che maggiormente ha infastidito il leghista Calderoli e, in generale, il mondo della Lega.
Finchè un Vescovo parla da vescovo, cioè nell'ambito della comunità che presiede, le sue parole possono anche essere tollerate da chi fa politica, ma se queste riferiscono all'ambito e alla dimensione del vivere civile, del comportamento del cittadino verso le istituzioni, esse possono cambiare il quadro di riferimento e quindi diventano elementi "di disturbo" alla gestione della cosa pubblica.
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